Osterie d’Italia. Nel Cilento quattro le migliori scelte da Slow Food

Vincenza Alessio

In una fase congiunturale difficile, in cui il settore enogastronomico, da sempre trainante per l’economia turistica del territorio, sta vivendo una crisi senza precedenti, arrivano importanti riconoscimenti che lanciano un messaggio di speranza per il futuro.
La prestigiosa guida Slow Food “Osterie d’Italia 2021” premia la Campania che, con esattamente 23 novità, vanta il numero più alto di migliori insegne italiane nel settore della ristorazione.

A riconfermarsi è, in particolare, il Cilento che vede l’ingresso di ben 4 new entry, chiamate a rappresentare la buona tavola italiana portando con sé l’eredità di una ristorazione tradizionale di lunga data.
“Pizzeria Eden” a Vallo Della Lucania, guidata da Antonio Veneri che, con creatività e passione, utilizza come ingrediente principale di ogni sua pizza, il Cilento, privilegiando le materie prime di produzione locale.

“La Taverna degli Antichi Sapori” a Controne dove Antonio e Donato, accolgono i clienti con una cucina tradizionale da sempre custode e rispettosa dei prodotti della terra selezionati attentamente in prima persona.

“La Tana della Sirena” situata sul mare cristallino di Montecorice, spazia tra antiche ricette di pescatori e piatti decisi e genuini dei contadini sapientemente preparati da Raffaela Gorga che mescola la tradizione con l’innovazione.

«L’Occhiano», l’agriturismo immerso nella natura che si erge sulle “Gole del Calore” di Felitto, propone le pietanze della cucina tipica locale, come il “fusillo felittese”, affondando le proprie radici nella cultura contadina.

Nel Vallo di Diano, troviamo, a Sala Consilina, anche il nome de “La Pietra Azzurra”, la seconda sede di Michele Croccia che, insieme a Francesca Gerbasio, hanno creato un autentico luogo del gusto, partendo dal grande bagaglio della tradizione e attingendo dai prodotti locali, in buona parte coltivati nell’azienda agricola di famiglia.

Un importante riconoscimento al valore di queste realtà, i cui nomi non meravigliano affatto il pubblico cilentano dato che, ormai da anni, esse rappresentano l’identità, la storia e il punto di riferimento assoluto del territorio.

La novità rispetto alle edizioni precedenti, è che la trentunesima edizione della guida a cura di Eugenio Signoroni e Marco Bolasco (Slow Food Editore), si presenta priva di Chiocciole, l’ambito simbolo di riconoscimento di qualità.

Questo perché se da un lato rappresenta uno strumento per poter viaggiare, anche solo con la fantasia, tra le eccellenze d’Italia, dall’altro vuole porsi come un simbolo di solidarietà e vicinanza per i cuochi, le brigate, gli imprenditori che, con sforzi e sacrifici nel fronteggiare le sfide dettate dai grandi cambiamenti del periodo di emergenza sanitaria, reinventano costantemente il presente e il futuro del ruolo delle osterie.

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