Castellabate, manca regolamento: stop al referendum su Consac

Arturo Calabrese
Municipio Castellabate

Continua a tenere banco, in quel di Castellabate, la vicenda legata a Consac, l’ente che gestisce l’erogazione idrica nel Cilento e che ha sede a Vallo della Lucania. Circa due anni fa, l’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco Costabile Spinelli decise di aderire al consorzio idrico, entrando dunque nell’ampia rete dei centri da esso serviti. Una decisione che fece storcere il naso ad alcuni cittadini e che trovò una netta disapprovazione da parte della minoranza consiliare. Tale malcontento si è acuito nel dicembre del 2019, allorquando i castellabatesi si videro recapitare le prime bollette da parte di Consac.

Secondo le accuse, infatti, si trattava di “cartelle pazze”, con fatture che in alcuni casi arrivavano anche a 3mila euro. In quel caso, l’Ente, guidato dal presidente Gennaro Maione, si è mostrato vicino alla comunità, ricalcolando diversi importi.

Parte della comunità, comunque, si è mobilitatà ed è nato il “Comitato Civico per Castellabate”, presieduto dall’avvocato Umberto Tajani, con l’obiettivo, tra gli altri, di dare ai cittadini la parola e la possibilità di scegliere se rimanere o meno nel consorzio. Nel gennaio di quest’anno, è stata avviata una raccolta firme, con la quale il comitato avrebbe chiesto a Palazzo di Città l’indizione di un referendum comunale in salsa Brexit. Le sottoscrizioni raccolte sono state circa duemila nel giro di una sola giornata, ma i plichi, consegnati a chi di dovere, non hanno sortito l’effetto desiderato.

Il Consac-exit, parafrasando la consultazione britannica, non si è ancora tenuto, né è stato promulgato e né, probabilmente, si terrà, almeno non nel breve termine. Al fianco del comitato, si è schierata anche l’opposizione guidata da Alessandro Lo Schiavo e composta dai consiglieri Caterina Di Biasi, Luigi Maurano e Marco Rizzo. La tenacia del comitato ha fatto sì che si tenesse un consiglio comunale straordinario, a cui parteciparono diversi cittadini, legato al tema dell’acqua, ma di concreto non c’è ancora nulla.

Alla base di questo immobilismo, una falla nel regolamento comunale o, per meglio dire, una mancanza: in esso non c’è traccia di una norma che regolarizzi i referendum comunali. Il Comune di Castellabate, infatti, non ha mai inserito nel proprio regolamento delle norme ad hoc.

«In pratica – fanno sapere dal comitato – questa grave mancanza ci impedisce di far valere il diritto democratico. Inoltre – continuano – l’amministrazione ha avuto il tempo per poterlo approvare, ma ciò non è stato fatto. A Castellabate i votanti sono circa 6mila e 2mila firma rappresentano una parte importante della popolazione a cui si nega il diritto al voto». La motivazione di cui parla il comitato non è tirata in ballo senza alcun fondamento, anzi è la medesima usata anche dalla maggioranza. Insomma, ”questo referendum non s’ha da fare, né domani, né mai”!

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