VIDEO | Agropoli, intervista a Pierluigi Iorio, direttore teatro De Filippo

Arturo Calabrese

Sono tanti i settori colpiti dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19. Tra essi, maggiormente, c’è da annoverare il comparto del teatro, dei cinema, degli spettacoli culturali dal vivo. È dal mese di marzo, quando venne emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che molti teatri hanno abbassato le serrande e sbarrate le proprie porte senza riaprirle. La situazione ha colpito un indotto molto ampio che non riguarda soltanto gli artisti, impossibilitati ad esibirsi, ma anche i lavoratori dello spettacolo quali tecnici, fonici, sarti, grafici. Sulla questione interviene il direttore artistico del teatro “Eduardo de Filippo” di Agropoli Pierluigi Iorio.

Direttore, come sta il teatro?

È un’ottima domanda dalla difficile risposta. È dal mese di marzo che siamo chiusi. Qualcosa è stata fatta, qualche spettacolo si è tenuto, ma non si lavora come si dovrebbe. Le maestranze dello spettacolo ammontano a 350mila unità e ciò vuol dire che in Italia abbiamo 350mila famiglie che a fine mese non hanno più un reddito da marzo. Nemmeno l’estate appena conclusa, nonostante ci sia stata tantissima libertà di movimento, ha portato lavoro per il teatro e oggi ne paghiamo le conseguenze. Il teatro non gode di buona salute anche perché è visto, insieme ai cinema, alle palestre, alle scuole, un luogo dove il contagio è altissimo, mentre su altro si sorvola.

Agropoli, negli ultimi 5 anni, ha un teatro diventato un esempio da seguire dalle altre realtà campane e non solo. sarà difficile ripartire?

Come ogni cosa. Rimanere fermi per così tanto tempo rende complesso rialzarsi, ma ce la metteremo tutta. Stiamo progettando di riaprire tra qualche mese e di inaugurare una nuova stagione teatrale nel prossime mese di dicembre. Ancora è presto per poter dare date o nomi, ma ci stiamo muovendo affinché si possa fare qualcosa e ripartire davvero senza se e senza ma.

E il teatro domani?

Se non posso dire nulla della progettazione è perché non abbiamo certezze nel futuro. Non sappiamo se i teatri riapriranno e se funzioneranno a pieno regime, ma noi dobbiamo farci trovare pronti in ogni caso. Come Teatro Pubblico Campano, abbiamo deciso di fermarci anche durante l’estate e non possiamo gettarci a capofitto in una nuova programmazione proprio perché mancano dei punti fermi.

Che tipo di eredità ci lascerà il Covid?

Innanzitutto, speriamo di uscirne quanto prima. Lo faremo sicuramente diversi: ne usciremo impoveriti sia dal punto di vista economico che sentimentale. Sulla situazione economica è inutile tornarci, ma su quelle dei sentimenti possiamo spendere qualche parola. Dopo i primi tempi in cui eravamo tutti amici e ci si voleva bene dai balconi, mentre adesso si leggono tante cattiverie sui social. Ancora una volta ha ragione Umberto Eco: gli imbecilli hanno trovato il diritto alla parola e lo utilizzano in modo pessimo. Ne usciremo impoveriti anche nel cuore. Possiamo e dobbiamo invertire questa marcia prima che sia davvero troppo tardi.

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