Decreto agosto: diminuire il costo del lavoro al sud e licenziamenti congelati

Redazione Infocilento
Salerno

La versione definitiva del decreto Agosto in tema di lavoro presenta contenuti molto interessanti: la Ragioneria generale ha bollinato il provvedimento, che era stato approvato salvo intese pochi giorni fa, e a breve è atteso in Gazzetta Ufficiale. Ma quali sono le novità più interessanti? Per esempio gli sgravi contributivi che dovrebbero essere sufficienti per più di 400mila assunzioni, sempre che queste arrivino nei prossimi mesi; ma anche la proroga mobile del blocco dei licenziamenti a favore delle imprese che si avvalgono della cassa Covid e la conferma della cassa integrazione per altre 18 settimane. In ogni caso sarà possibile licenziare qualora l’azienda venga posta in liquidazione o se sarà sottoscritto un accordo collettivo di incentivo all’esodo: in tale circostanza i lavoratori potranno beneficiare della Naspi. E magari mettersi in cerca di un nuovo impiego, magari sfruttando applavoro Salerno, la piattaforma per il mercato del lavoro molto forte sul territorio.

Il blocco dei licenziamenti

È stato prorogato, dunque, il blocco dei licenziamenti individuali o collettivi per motivo oggettivo giustificato, la cui scadenza era in programma per il 17 agosto. Dal divieto restano escluse le circostanze nelle quali l’attività sia fallita o cessata in modo definitivo, così come non rientrano nella casistica le situazioni che prevedono la sottoscrizione, da parte dei principali sindacati, di un accordo di incentivo all’esodo. In tal caso per i lavoratori sarà prevista la Naspi, che permetterà loro di ottenere l’assegno di ricollocazione. Ma non è tutto, perché con il decreto la dotazione del Fondo nuove competenze è stata aumentata a 730 milioni di euro, con una crescita di 500 milioni: soldi che potranno essere impiegati, per esempio, per la riconversione e la formazione di soggetti vittime di processi di crisi.

Che cosa cambia per la cassa integrazione

Le settimane di cassa integrazione supplementari sono state confermate, e permetteranno di chiudere le buste paga di luglio a coloro che hanno già terminato gli ammortizzatori di emergenza e si trovano ancora in una situazione di difficoltà. Sarà possibile beneficiare delle 18 settimane in maniera retroattiva a partire dal 13 luglio. Entrando più nel dettaglio, le prime nove settimane di cassa integrazione non avranno costi per nessuno, e le seconde nove settimane saranno a pagamento per le imprese che hanno fatto registrare, nel confronto tra il primo semestre del 2020 e il primo semestre del 2019, una riduzione di fatturato molto ridotta, se non addirittura nulla.

Il ruolo del fatturato

Come è facile intuire, una decisione del genere è destinata ad alimentare polemiche: ponendo come unico elemento discriminante il fatturato, infatti, si rischia di far pagare anche quelle imprese che al momento sono effettivamente in crisi e che magari hanno ricevuto pagamenti relativi a ordini che erano stati inoltrati prima della pandemia. Ma che cosa prevede di preciso la normativa? Se non c’è stato alcun calo del fatturato, l’azienda dovrà fornire un contributo del 18% della retribuzione complessiva a cui il lavoratore avrebbe avuto diritto per le ore di lavoro che non sono state prestate a causa della riduzione o della sospensione dell’attività lavorativa. Se il fatturato è diminuito di meno del 20%, invece, l’azienda dovrà fornire un contributo del 9%.

La deroga al decreto Dignità

Prosegue fino al 31 dicembre la deroga al decreto Dignità sui contratti a termine, i quali potranno essere rinnovati per una volta sola e per non più di 12 mesi, sempre senza causali. Lo stesso discorso vale per le proroghe di contratti per cui il dodicesimo mese è già stato raggiunto: la durata massima indicata dal decreto Dignità è di 24 mesi. In base alle stime contenute nella relazione tecnica, il proseguimento della cassa integrazione per le conseguenze da Covid potrebbe essere richiesto da 9 realtà su 10 tra quelle che attualmente sono già in cassa. In 1 caso su 10, invece, saranno richiesti degli sgravi specifici per le aziende che fanno rientrare al lavoro i dipendenti: è una decontribuzione che si applica per 4 mesi, ma che non contempla i contributi Inps.

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