Agropoli, feto nato morto: perizia conferma il soffocamento

Redazione Infocilento
Clinica Malzoni

AGROPOLI. E’ stata depositata la perizia medico-legale eseguita dai dottori Adamo Maiese e Giuseppe De Masellis, sul feto nato morto lo scorso 22 febbraio presso l’Istituto Clinico Mediterraneo di Agropoli (leggi qui).
I consulenti tecnici della Procura hanno confermato che il bimbo è deceduto soffocato dal cordone ombelicale. Stando alla perizia, quindi, si è trattato di “morte intrauterina alla 38^ settimana, riconducibile a sofferenza anossica determinata dalla presenza di un nodo vero del cordone accertato isolgicamente”.

Una condizione, questa, che ha portato ad un rapido decesso del feto, avvenuto già prima del ricovero in ospedale della partoriente, pertanto non poteva essere evitato dai sanitari della clinica privata.

La famiglia, residente a Pisciotta, aveva presentato querela contro il ginecologo che ha avuto in cura la partoriente, difeso dall’avvocato Marco Nigro, per avere la certezza di ciò che era avvenuto e comprendere se vi fossero state responsabilità da parte dei sanitari.

“A prescindere dalle considerazioni medico-legali, quanto accaduto resta una tragedia, che va trattata con delicatezza nel rispetto dei soggetti coinvolti e nella veridicità dei fatti – il commento dell’avvocato Marco Nigro – Va tuttavia sottolineato come i consulenti del pubblico ministero, accogliendo in pieno le argomentazioni difensive, hanno sostanzialmente affermato che trattasi di una tragedia imprevedibile, inevitabile e non diagnosticabile“.

“In particolare non è stato possibile per il medico effettuare, nelle precedenti osservazioni, una diagnosi precoce del “nodo vero” di cordone e, al momento del ricovero presso la struttura, purtroppo, il feto era già morto da 48/72 ore”, osserva il legale. “Va ricordato come il punto nascita di Ostetricia e Ginecologia, con annesso primo soccorso ostetrico, costituisce il punto di forza dell’ICM di Agropoli, il quale raccoglie il maggior numero di parti sul territorio, con una gestione del rischio clinico di altissimo livello”, conclude l’avvocato Nigro.

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