Agropoli, Aota: “versiamo tassa di soggiorno senza sapere come verrà usata”

Ernesto Rocco
Agropoli - @gotocilento

AGROPOLI. Ammonta a 40mila euro l’importo che l’Aota (l’Associazione Operatori Turistici Agropolesi) versa ogni anno al Comune mediante la tassa di soggiorno. Ciò senza poter tuttavia contribuire alla pianificazione dell’uso delle risorse.
Eppure già in passato proprio l’Aota aveva sollecitato il Comune ad intervenire su alcune problematiche del territorio, dalla pulizia e manutenzione delle spiagge (compreso lo smaltimento della posidonia) a politiche in favore del commercio attraverso il potenziamento di sostegno diretto alle imprese. Ad oggi, però, non c’è stata alcuna risposta, né un intervento concreto nei settori richiesti.

La BedTax o Tassa di Soggiorno viene vista dagli operatori turistici quasi sempre in modo negativo perché per chi fa accoglienza è un ulteriore “impegno” a fronte di mille altri e spesso le amministrazioni utilizzano i proventi per coprire spese non necessariamente legate al mondo turistico – fanno sapere gli operatori turistici – La struttura ricettiva si deve far carico di esigere dall’ospite la cifra stabilita per poi, nella maggior parte dei casi, non riscontrare nessun miglioramento dei servizi turistici”.

Una pratica, purtroppo, diffusa in molti comuni italiani ma totalmente errata. “In realtà la tassa di soggiorno è un’opportunità di sviluppo turistico per i territori da non sottovalutare – osservano dall’Aota – L’impiego corretto e intelligente dell’imposta di soggiorno ha portato comuni virtuosi, di gran lunga più piccoli di Agropoli e con caratteristiche strutturali meno vocate turisticamente, a raddoppiare le presenze turistiche e il gettito d’imposta in pochissimi anni”.

Nonostante ciò, è il terzo anno che gli operatori turistici di Agropoli verseranno la tassa di soggiorno senza sapere, se non in parte e senza documenti alla mano, quali saranno i frutti di questa raccolta.

“Le richieste fatte negli anni passati non sono state raccolte – concludono dall’Aota – È evidente e scontato che il dato di evasione dichiarato dallo stesso Comune (circa il 70%) deve far riflettere. Inoltre si pone, qui, anche il problema della concorrenza sleale delle strutture ricettive non autorizzate che continuano da anni ad inquinare il mercato e a danneggiare la qualità del turismo”.

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