La ricetta: la carne dei poveri, le fave e la pancetta

Letizia Baeumlin

La carne dei poveri” così veniva classificata la fava per le sue proprietà nutrizionali molto ricche e consistenti. Questo meraviglioso frutto della terra non manca in questo periodo sulle nostre tavole, consumato sia cotto che crudo accompagnato alla pancetta è l’accostamento più classico. “La merenda del contadino” è dunque sempre attuale.

Nell’antica Grecia ne fu vietato addirittura il consumo perché accostato alla morte per forma e colore. La leggenda narra che la Dea dell’agricoltura Cerere donò ad una città dell’Arcadia i semi di tutti i legumi tranne quelli della fava. Pitagora, inoltre, sosteneva che il baccello della Fava raffigurava l’accesso al mondo dei defunti e che i semi ne racchiudevano le anime. Solo successivamente le si iniziò a dare un significato positivo accostandola alla fertilità, e furono utilizzati per celebrare la Dea Flora protettrice della natura e della fertilità.

Vediamo in tantissime ricette due elementi principi le fave e la pancetta che presumibilmente per tempi si iniziò a consumare accostandole visto che la pancetta viene preparata durante i mesi freddi come la semina delle fave per essere pronta al consumo per la Pasqua quando iniziano a fruttare le prime fave.

Consumate crude accompagnate alla pancetta in ogni momento oppure cotte fave e pancetta è un contorno delizioso ma se aggiungiamo la pasta avremo un ottimo primo piatto. Da gustare anche in crema come condimento per un delizioso risotto. Fave in umido con finocchio selvatico e pancetta e un altro piatto tipico del nostro territorio. Consumate dunque, in ogni modo, le fave in questo periodo non possono mancare.

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