La ricetta: il caciocavallo dell’emigrante

Letizia Baeumlin

Un prodotto unico, preparato minuziosamente a mano da Francesco Marinucci titolare dell’Agriturismo San Basilio di Salento. Il suo bisnonno ci racconta Francesco, maestro di violino emigrato in America a far “fortuna”, vistosi alle strette, come tanti nostri conterranei in quei tempi a non poter portare con sé i salumi della propria terra, trovarono il modo di aggirare l’ostacolo “nascondendo” la soppressata all’interno del caciocavallo. Nasceva così nei primi del ‘900 questa prelibatezza. Ecco spiegato l’appellativo “dell’ emigrante”.

“Mio nonno, – dice Marinucci – ne mandava tantissimi in America, ed io, ancora oggi seguo la preparazione da lui tamandatami. Vi spiego come nasce questo formaggio speciale e ricco di ricordi. Per creare il caciocavallo dell’emigrante, occorrono due ingredienti semplici semplici, una soppressata, provata dell’intestino, e la pasta di lavorazione per fare il caciocavallo.. (per me é la stessa della mozzarella nel mirto). Una volta tagliata la Toma a listarelle e aggiunta l’acqua bollente ad essa, si inizia la lavorazione per amalgamare la pasta rendendola filante, dopo alcuni passaggi di stesura e allungamento, si inizia a creare il caciocavallo.
Nel chiuderlo, si inserisce la soppressata (tipo in una sacca) per poi chiudere e così creare la testa del caciocavallo sigillando il tutto”.

Un prodotto Cilentano che vanta il marchio DOP.

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