Nella Basilica di “Notre-Dame de Dole” in Francia, una nuova ed esclusiva testimonianza del “Miracolo dei Pesci” di San Francesco d’Assisi

Ernesto Apicella

Questa ricerca storico-religiosa è iniziata a settembre 2019, con una visita a “Notre-Dame de Dole”, la  Basilica di “Nostra Signora di Dole” in Francia. In questi ultimi giorni ho acquisito le ultime informazioni e quindi, vi propongo un’altra testimonianza del “Miracolo dei Pesci” di San Francesco d’Assisi.

Dole si trova in Francia, nel dipartimento del Giura, Regione della Borgogna-Franca Contea. Dole è una città d’arte e di storia, con i suoi canali, le sue case antiche e la sua imponente Cattedrale. Qui nacque nel 1822, Louis Pasteur, inventore del vaccino contro la “Rabbia”.

La città di Dole seduce i visitatori con il suo patrimonio architettonico, che si svela passeggiando tra le sue storiche stradine: la collegiata di Notre-Dame del XVI secolo, l’Hôtel-Dieu che attualmente ospita la mediateca, il Collegio dell’Arco trasformato in liceo, l’antico convento dei Carmelitani, la cappella dei Gesuiti, il Palazzo di Giustizia (storico convento dei Cordeliers). Il Museo di Belle Arti, situato nel vecchio padiglione degli “Ufficiali”, espone l’archeologia della Regione, le sculture della Borgogna e i dipinti della Franca Contea.

 

Basilica Nostra Signora di Dole

La costruzione della Basilica di “Notre-Dame de Dole” iniziò nel 1509.  Intorno al 1530, furono completati i lavori del coro e delle sue cappelle. La navata centrale e le navate laterali, furono aperte ai fedeli intorno al 1572.
La collegiata di Notre-Dame de Dole, che divenne Basilica nel 1951, rimane, fino alle conquiste di Luigi XIV, la Cattedrale principale della Contea di Borgogna. Saccheggiata durante la Rivoluzione Francese, vedrà le sue cappelle laterali completamente restaurate e riarredate tra il 1840 ed il 1919. Oggi l’edificio contiene alcune notevoli opere d’arte: statue borgognone del XV secolo, cappelle neogotiche, dipinti di Laurent Pécheux ( XVIII secolo) e bellissime vetrate del XIX e XX secolo (Gsell, Laurent, Gruber, Le Chevallier).

 

Nella navata nord della Basilica, rinnovata nel XIX secolo e restaurata nel 2006, c’è la cappella del Santo Teologo Bonaventura da Bagnoregio, dove troviamo l’altare di San Bonaventura del XIX secolo, una Pala dell’artista Xavier Bourges e le statue di San Tommaso d’Aquino e di Sant’Antonio di Padova. Inoltre, è presente una vetrata policroma ad arco ovale, realizzata nel 1870, che misura all’incirca mt. 3 di base x mt. 4 di altezza. La vetrata fu creata dalla bottega del maestro vetraio Johann Caspar Julius (1814-1904), artista e pittore del vetro che operava a Parigi. La vetrata raffigura le grandi figure francescane del XIII secolo: al centro, San Bonaventura e Santa Chiara, in ginocchio San Luigi e Santa Elisabetta d’Ungheria; a destra, la stigmatizzazione di San Francesco d’Assisi; a sinistra, San Francesco d’Assisi che parla agli uccelli e ai pesci. Filo conduttore della sua esistenza è stato l’amore per la natura. Per lui tutti gli animali meritavano rispetto e il suo “Cantico delle Creature” inizia proprio con una lode: “Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature.. ”. San Francesco d’Assisi, in questa scena, viene rappresentato durante una preghiera ed un sermone che rivolge agli animali, in particolare agli uccelli ed ai pesci. Ed ecco che ritorna l’iconografia del “Miracolo dei Pesci”, che San Francesco d’Assisi, come riportato da numerosi ed autorevoli testi, nonché da storiche testimonianze pittoriche, compì ad Agropoli nel 1222. Un altro passo verso l’affermazione della presenza di San Francesco d’Assisi ad Agropoli, è stato fatto. Spero, nelle prossime settimane, di proporvi altre nuove ed esclusive testimonianze.

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