Un Umarell contro il Virus

Roberto Scola

Per chi non conoscesse l’etimologia della parola umarell, la spiego subito. Gli umarell sono pensionati che, per passare il tempo, stazionano davanti ai lavori in corso di un cantiere qualsiasi di città o paese. Commentando quello che non va ,ed esercitando una sorta di controllo ufficioso su uomini e macchine che stanno lavorando. Il vocabolo è stato coniato dal sociologo Masotti ,in quella Bologna creatrice di neologismi incredibili, ed in poco tempo il termine è diventato un cult. Ma gli umarell non esistono solo a Bologna ,stanno dappertutto, ed io li ricordo da sempre. Costoro sono pensionati ed hanno un lungo trascorso lavorativo, non necessariamente nel settore delle costruzioni. La loro caratteristica fondamentale è quella di essere tuttologi; un po’ architetti, un po’ ingegneri, un po’ geometri ,direttori dei lavori ;capendo poco o niente di quello che si sta realizzando. Parlano, passando il tempo .Passando il tempo, parlano. Non siamo però ,solo noi comuni mortali ,a far ciò, a diventare degli umarell. In questo mese abbiamo imparato a nostre spese, quanti politici, accademici, scienziati, sono dei veri umarell. Loro che dovrebbero avere il polso della situazione. Guidare gli eventi ,non farsi guidare dagli eventi. Proporre delle scelte condivise, non guardare alle prossime elezioni ma al futuro delle nuove generazioni. L’esempio più lampante è Donald Trump. L’uomo che ha in mano le redini del più grande Paese del mondo, gli Stati Uniti d’America ,è diventato una caricatura di se stesso, un umarell qualunque; che insulta la scienza, manipola le informazioni sul virus, sottostima la crisi economica mondiale. In un primo momento ,verso la metà di marzo ,in un programma televisivo, Trump aveva ribattezzato il virus «coronaflu», ovvero “febbre corona”. Dichiarò di non credere alle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità sul tasso di mortalità globale: «Penso che il 3,4% sia davvero un numero falso. Questo è solo un mio presentimento basato sulle conversazioni che ho avuto con i miei collaboratori». Secondo il Presidente degli Stati Uniti, molte persone affette da coronavirus, «si riprenderanno molto in fretta senza neanche vedere un medico, sedendosi e persino andando al lavoro». Insomma, come una banale influenza. Poi ha affermato che un vaccino contro il coronavirus era cosa fatta :«Ho sentito parlare di numeri molto rapidi, di mesi. Alcuni parlano di tre o quattro mesi in un paio di casi, altri di un anno. Penso che sia un intervallo accettabile». A nulla è valso il grido degli esperti che parlavano di 18 mesi. Non contento, durante una la tavola rotonda, Trump ha chiesto se il vaccino antinfluenzale stagionale potesse essere usato nel frattempo per prevenire l’infezione. Tutti gli hanno risposto di no. Negli ultimi giorni ,l’acrobata Trump ha cambiato ancora versione. Qualche giorno fa, il 29 marzo per l’esattezza, ha chiuso tutto, poi ha detto che a Pasqua vuole vedere le Chiese piene. Oggi il linguaggio è cambiato, i morti in tutto il Paese sono in costante crescita , i posti in terapia intensiva non ci sono più. Cosa farà l’umarell Trump domani? BOH.

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