Il grido del Cilento: “Riaprite l’ospedale di Agropoli”

Ernesto Rocco

AGROPOLI. Il Cilento chiede con forza la riapertura dell’ospedale civile di Agropoli. Vista l’emergenza coronavirus in tanti nelle ultime ore sottolineano la necessità che il presidio ospedaliero, che ad oggi ospita soltanto 10 posti letto di medicina generale, abbia nuovamente il reparto di terapia intensiva. Dall’Asl Salerno avevano garantito che anche Agropoli avrebbe potuto svolgere un ruolo importante in questa fase, ma ad oggi alle parole non sono seguiti i fatti e così il territorio si sta mobilitando.

Riaprite l’ospedale di Agropoli: gli appelli

Già nei giorni scorsi prima il vicesindaco di Castellabate Luisa Maiuri, poi l’ex deputato Simone Valiante, infine il sindaco di Vallo Antonio Aloia, avevano sollecitato la Regione a riaprire il presidio agropolese. E’ poi arrivata l’interrogazione parlamentare sul caso del senatore Francesco Castiello, mentre ieri il consigliere pentastellato Michele Cammarano ha interrogato sul caso la Regione. Infine è cominciata una petizione popolare. A lanciarla Gerarda Ariana, consigliere comunale di Ogliastro Cilento, che ha chiesto ai residenti nell’Alto Cilento di sostenere la raccolta firme. «Lei sarà l’unico responsabile, nel caso in cui si dovesse verificare il picco di covid19 nel Cilento, di uno sterminio di massa a causa della mancata apertura dell’ospedale di Agropoli», ha detto Ariana rivolgendosi a De Luca.

Appello per la riapertura anche da Montecorice dove l’amministrazione ha sottolineato come sia «indispensabile la riapertura immediata dell’Ospedale agropolese sia per fronteggiare la grave emergenza che per colmare il gravissimo deficit di strutture sanitarie che ci espone perfino ai rischi ordinari».

La richiesta di test per Covid-19

In attesa delle determinazioni della Regione, Marcello Ametrano, responsabile del reparto di patologia clinica di Agropoli, ha chiesto ai vertici regionali di dotare le strutture sanitarie a sud di Salerno di kit per l’esecuzione di test veloci sul Covid-19 affinché si possa migliorare il «processo di ricovero di pazienti potenzialmente contagiosi».

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