Serie D: Il punto sulle cilentane

Bruno Marinelli
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Il girone H di Serie D, come tutto lo sport in Italia, è sospeso causa l’emergenza legata al COVID-19 nel Belpaese. Il dramma che tutti noi stiamo vivendo è ampiamente descritto dalla cronache di questi giorni con morti in quasi tutte le regioni. Divisi, e quindi nelle proprie abitazioni, per restare uniti e poter ritornare alla vita normale di tutti giorni. Uno slogan che rappresenta tutta la necessità di salvare un Paese sull’orlo del collasso, quando il Paese non è un’identità astratta: siamo noi, siamo le nostre vite.

L’articolo di quest’oggi nutre l’ambizione di poter dedicare al lettore attimi di svago per concentrarsi, citando Arrigo Sacchi, della ”cosa più importante delle cose meno importanti”: il calcio. Nel girone H di Serie D, che vede impegnate Gelbison ed Agropoli, due formazioni del nostro territorio, è ancor meno scontato che si possa tornare a giocare, anche ad emergenza finita. Che sia ben chiaro: si fanno solo delle supposizioni, l’opinione può risultare smentita con il tempo. Il tema che ruota intorno alla possibile ripresa, che secondo chi vi scrive è pregnante, è la presenza del pubblico.

Che in D non girino i quattrini dei campionati professionistici è fuor di dubbio ed anche i diritti televisivi risultano piuttosto mediamente ”localizzati”: non in dote di una grossa copertura nazionale se escludiamo il gran lavoro che stanno svolgendo i colleghi di SportItalia e di Eleven Sports. Questo significa che per i club il giocare le partite a porte chiuse può costituire un problema non indifferente. C’è, come per la Serie A, lo scenario che vorrebbe congelate le posizioni: in questo caso Bitonto in Serie C e le ultime quattro in Eccellenza senza playout: Grumentum, Nardò, Francavilla e purtroppo l’Agropoli. Ma al vaglio c’è anche l’annullamento dell’intera stagione con il blocco di promozioni e retrocessioni: inutile, anche in questo scenario, evitare di prevedere la ridda dei ricorsi.

Il secondo scenario rappresenterebbe, anche se pare brutto dirlo, l’incredibile manna sul capo dell’Agropoli. La società del presidente Volpe, tra l’altro la prima a sospendere gli allenamenti per il timore contagi da Coronavirus, si troverebbe ancora in quarta serie nonostante il campo l’abbia praticamente condannata: i 14 punti parlano chiaro con lo stesso numero di gol fatti e ben 53 presi sul groppone. Solo tre vittorie, (con Sorrento all’andata, con il Bitonto fuori casa e con la Nocerina a novembre), cinque pari e ben 18 sconfitte. Ultimamente le cose parevano andare meglio: almeno le partite son risultate più combattute ed ai delfini mancano forse 4-5 punti per clamorose sviste arbitrali, anche se non sufficienti per recriminare su una stagione disastrosa con il cambio societario a furor di popolo e una necessità di salvare il titolo prossimo al centenario, questione impellente in città.

La nuova società, comunque, ha l’obiettivo primario di evitare di scomparire, altre considerazioni lasciano il tempo che trovano. I mesi per farlo ci sono ed anche per consegnare l’Agropoli in mani sicure, e nel frattempo nell’organigramma ci sono gli agropolesi veri, quindi quelli più appassionati. Va anche sottolineato il lavoro che stanno portando avanti i calciatori rimasti: in pratica una pletora di ragazzini che però stanno dimostrando grande orgoglio e tenacia nelle partite in cui sono stati impiegati, battendosi con onore. Su tutti Doto, un prodotto del vivaio, che sta pian piano facendo germogliare i propri frutti.

In casa Gelbison la situazione è più tranquilla: oggi i vallesi, se si giocherà o meno, sarebbero salvi senza playout. Il presidente Puglisi è un intenditore di calcio: vanta una grande e lunga esperienza, questo si vede. Con Pascuccio come ds ha allestito una squadra più che dignitosa, che all’inizio ha anche entusiasmato con Alessio Martino in panchina. Un tecnico emergente, determinato, con gli attributi, ma anche uno studioso di calcio ed una persona meticolosa. Purtroppo qualcosa internamente si è rotto in quel periodo, aldilà delle polemiche, e quindi il cambio. Anche qui Puglisi ha saputo scegliere, affidando la squadra ad una vecchia volpe della panchina come Squillante. Sicuramente, il tecnico di Sarno, ha dovuto rinunciare a molte delle sue idee, ma questo non dev’essere vissuto come un dramma: i dogmi nel calcio non esistono.

La sua adattabilità è stato un segno d’intelligenza: quella Gelbison non poteva riproporre quel calcio che si può vedere in squadre di alta classifica. Pian piano è arrivato al 4-3-3 ed i risultati gli hanno dato ragione. Se si riprende o meno a giocare, la nave è stata portata in salvo al momento in cui vi scriviamo. Squillante ha saputo rischiare mandando in campo. a volte, il portiere under Cefariello che ha dimostrato le sue qualità per disporre in formazione dell’over in più. Non era facile in quel momento toccare un mostro sacro come D’Agostino, il più forte portiere di tutta la categoria. Nell’ultima partita l’eroe di Leonforte si è di nuovo preso la scena ed ha accettato le ultime panchine senza fiatare, da gran professionista.

La Gelbison vanta una coppia di centrali difensivi di grande affidabilità come Mautone e Cassaro, ma soprattutto di un capitano eccezionale: Francesco Uliano. Un regista di centrocampo del genere fa stropicciare gli occhi. Le sue aperture al goniometro, le sue punizioni, i suoi calci d’angolo: un valore aggiunto per tutta la squadra. 7 gol per lui, ma quanto decisivi…Giocatori come lui fanno appassionare ancor di più a questo sport e presto torneremo ad applaudirli. Perchè vinceremo questa battaglia: andrà tutto bene.

Un pensiero ai medici, agli infermieri, a chi sta soffrendo. Un pensiero a tutti noi, dal profondo del cuore: viva il Cilento, viva l’Italia.

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