C’è la sentenza: nessun ecomostro a Baia Arena

Carmela Santi
Tribunale Vallo della Lucania

Nessun Ecomostro a Baia Arena. Si è chiusa con una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati, tecnici e funzionari accusati di concorso in abuso di ufficio e di falso, la vicenda giudiziaria del Villaggio Baia Arena di Montecorice. Nei giorni scorsi si è pronunciato il collegio giudicante presso il tribunale di Vallo con i giudici Tringali, Setta e Imperiale. Nella sentenza si precisa: “Non c’è stata alcuna  violazione in materia paesaggistica e urbanistica” e soprattutto “non esisteva alcun disegno criminale e concorrenziale tra i committenti e i responsabili dei vari settori al fine di creare mostri edilizi”.

Il Villagio Baia Arena  è stato edificato con regolare licenza  edilizia rilasciata dal Comune di Montecorice  nel 1972 , con  parere della Soprintendenza. Nel progetto era prevista anche una  superficie coperta  occupata dalle costruzioni destinata a  “stock market, bar ristorante  chioschi negozi e servizi “. Costruzione già autorizzata con la concessione edilizia e interessata dalla presentazione di un ulteriore progetto che prevedeva la ristrutturazione anche esterna  dell’immobile.

La procura di Vallo apre una indagine ai fini di  verificare se il  progetto era conforme alle norme   in materia paesaggistica e urbanistica. Vengono iscritti nel registro degli indagati Armando Personale e Antonietta Perna nelle rispettive qualità di committenti, Maria Luisa Porzio quale responsabile del settore paesaggistico del Comune di Montecorice, Giuseppina Russo responsabile del settore urbanistica del Comune di Montecorice, Vittorio Grieco quale responsabile del procedimento, e Giuseppe Zampino quale sopraintendente per la Baaas di Salerno, Antonello Santoro quale responsabile del procedimento e Presidente della Conferenza dei servizi presso il Suap Cilento.

Nel 2014 l’immobile viene sottoposto a sequestro. Nel 2016 inizia il processo con gli indagati difesi dagli avvocati Attilio Tajani, Franco Maldonato, Carmine Giovine, Francesco Pecora, Luisa Feola, che hanno tradotto in termini giuridici la insussistenza dei fatti costituenti reato.

Condividi questo articolo
Exit mobile version