Alfonso Camorani: intervista con l’ex granata dopo il successo in Coppa Italia

Christian Vitale

Successo di prestigio per Alfonso Camorani, ex centrocampista della Salernitana che vesti la casacca granata tra il 2001 ed il 2004.

Alfonso Camorani: successo da tecnico per l’ex calciatore

Piedimonte Matese ( CE) Camorani, ora tecnico del Tre Pini Matese, ha vinto domenica scorsa la Coppa Italia d’Eccellenza molisana, battendo, con un netto 4-0, l’Acli CB & Campodipietra. Le marcature della formazione guidata dall’allenatore campano portano le firme di Ricci, Vecchio, Tudovshi e Langellotti. L’atto finale, giocato allo stadio “Mario Lancellotta” di Isernia, ha visto una sola squadra in campo, che ha replicato il successo di dodici mesi fa, giunto contro il Comprensorio Vairano. Per Alfonso Camorani, nato a Cercola nel febbraio del 1978, questo è il primo trofeo da allenatore. Con questo successo il Tre Pini Matese si qualifica alla fase nazionale della manifestazione. Abbiamo raggiunto Alfonso Camorani per qualche battuta dopo la vittoria della Coppa.

Alfonso ormai sei avviato nella tua nuova vita da tecnico. Cosa ti ha spinto a sederti in panchina e quando hai capito di volerti cimentare alla guida di una squadra?

«Fino a maggio dell’anno scorso giocavo in questa società. Mi sentivo bene ed il mio corpo, a 42 anni, mi diceva di continuare , a  giugno, però, la società, con a capo il direttore Silvano Romagnini, mi ha proposto di iniziare ad allenare questa squadra. Ho accettato ed eccoci qua».

Domenica ti sei tolto una grande soddisfazione. Cosa hai provato e quali sono i prossimi obiettivi?

«Si, mi sono tolto una bella soddisfazione, come prima esperienza da allenatore, L’inizio non è male,  ma il merito. se abbiamo raggiunto questo obbiettivo, è di tutta la squadra. E’ importante, ora, guardare  in avanti. camminando sempre a testa alta. Inutile porci obiettivi sul medio termine,  il lavoro poi ti porta ad  arrivare con le tue forze a livelli importanti».


A quale tecnico ti ispiri e quale modulo tattico preferisci adottare?

«Il mi idolo è sicuramente Zeman, mi piace la sua idea di calcio e il suo modo di proporre calcio. Inevitabile che il modulo che preferisco sia, quindi, il 4-3-3».

Hai legato il tuo nome in particolare alla Salernitana, che ricordi hai di quegli anni?


«A Salerno devo sicuramente molto. In quegli anni sono cresciuto e maturato di sicuro, sia come uomo che come calciatore. E’ una piazza magica, che mi ha dato tanto e mi ha regalato emozioni e ricordi difficile da cancellare».

Quale altra tappa della tua carriera da calciatore non dimenticherai?

«Lecce, insieme a Salerno, è una tappa della mica carriera che ricordo con piacere. Se ho fatto degli errori sono  stati quelli di andare via da Salerno da Lecce. Mi porto nel mio cuore tutte le piazze dove ho giocato. Credo di aver lasciato sempre il segno, visto che ero un giocatore che sudava la maglia».

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