Malagrana: alla riscoperta della pianta Sacra.

Enrico Lo Cascio

Pianta tipica della macchia mediterranea, (arbusto spinoso originario dell’Asia Occidentale), conosciuta e utilizzata ampiamente già dagli antichi, questo frutto é stato sempre venerato sin dall’antichità perché simbolo di fecondità e fertilità.Sostantivo che deriva dai termini latini malum e granum, mela e grano appunto, mentre il suo  nome scientifico è Punica granatum, della famiglia delle punicacee (ancora dal latino punicum, cartaginese). Frutto noto agli Egizi e importante significato riveste soprattutto nella mitologia Greca che tramanda la sua sacralità per le divinità Giunone e Venere.

Durante il periodo romano le spose invece usavano anche intrecciare tra i capelli rami di melograno, come simbolo di fertilità e ricchezza. Trae testimonianze più importanti del suo approdo in Cilento e l’inizio della sua coltivazione è una statuetta della dea Hera, oggi conservata nel Museo di Paestum, raffigurata con in mano il frutto.Anche in ambito religioso riscontriamo l’importanza di tale frutto ricordando la celebrazione dedicata alla Madonna del Granato. Le proprietà di questo frutto sono state confermate da numerosi studi scientifici che ne evidenziano i benefici effetti. Il primo ad accorgersi delle proprietà “medicamentose” della melagrana è stato Ippocrate, il quale la prescriveva come antinfiammatorio, antidiarroico, antibatterico e antielmetico; le intuizioni del più famoso medico dell’antichità circa le proprietà curative del frutto, hanno trovato conferma, molti secoli dopo, nella ricerca medica.

Studi recenti infatti, hanno dimostrato come i chicchi rossi abbiano proprietà antitumorali, anti-infiammatorie, anti-invecchiamento ed apportano energia muscolare.Le ricerche oggi sono elaborate da più centri, sia Italiani che internazionali e tutti confermano l’eccezionale potere antiossidante. Degno di nota è l’utilizzo che ha riscontrato il frutto nel mondo enogastronomico dove lo svariato utilizzo ha permesso anche nuove  creazioni culinarie, tra le più estrose e stravaganti del momento.Numerose anche le leggende raccontate sul frutto, tra le tanti una di tradizione ellenica che racconta si Dioniso figlio di Zeus, il quale, uscito dalla coscia del padre, che ne costituiva il rifugio, venne catturato dai Titani, i quali, su suggerimento di Era, gelosissima moglie del re dell’Olimpo, lo uccisero facendolo a pezzi; i suoi resti furono messi a bollire in un paiolo e dalle stille del sangue del dio del vino, nacque un albero: il melograno.

Una leggenda racconta invece che Gesù saliva la via del Calvario e dalla sua fronte, trafitta dalla corona di spine, cadevano gocce di sangue. Uno degli Apostoli racvoglieva i sassolini arrossati di sangue e li poneva in un sacchetto. A sera gli Apostoli si radunarono tutti tristi nel Cenacolo; l’apostolo pietoso trasse di tasca il sacchetto per mostrare ai compagni le reliquie del sangue di Gesù; ma nel sacchetto trovò un frutto nuovo, dalla buccia spessa ed aspra nella quale c’erano tanti chicchi, rossi come il sangue di Gesù. E’ così che nacque il melograno. Di buon auspicio per il nuovo anno è ancora oggi la tradizionale usanza di donare un melograno a Natale e consumarlo insieme alla famiglia nella notte di San Silvestro.

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