Curiosità: l’autunno nel Cilento è la stagione olearia

Emma Mutalipassi

In Italia abbiamo più di 500 varietà di olivo, di cui quasi quattrocento iscritte ufficialmente nello schedario oleicolo Italiano, capaci di produrre un’infinità di olive d’eccellenza. Si contano circa 250 milioni di piante (oliveti italiani), molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all’ ambiente. L’Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione nazionale media di oltre 6 milioni di quintali, due terzi dei quali extravergine.

In Cilento abbiamo alcune cultivar autoctone e alcune provenienti da altre regioni (pisciottana, ogliarola, leccino, moraiolo, frantoio etc.). La Pisciottana ha come areale di coltivazione il basso Cilento, soprattutto le zone costiere caratterizzate da pendii impervi. È una pianta che può raggiungere grandi dimensioni (anche oltre 15m d’altezza) con chioma folta e rami fruttiferi penduli. L’entrata in produzione è media. Essendo autocompatibile, la produzione è più elevata quando negli impianti sono presenti impollinatori, tra i quali le varietà locali Racioppa e Grossale.

I cilentani, in passato popolazione prevalentemente povera e che si accontentava di quello che la natura donava, hanno da sempre conciato le olive della Pisciottana impiegando calce, cenere, sale, alloro, peperoncino ed altri aromi e dopo averle denocciolate e schiacciate le colloca, ancora oggi, in recipienti di coccio: le famosissime le olive schiacciate di Pisciotta sono un tradizionale prodotto di nicchia.

L’Ogliarola è anch’essa una delle varietà di olivo più diffuse, apprezzata per l’alta produttività, la resa e le caratteristiche organolettiche dell’olio da essa prodotto. La pianta è di vigoria medio – bassa, presenta numerosi rami fruttiferi penduli. Il Leccino è un’altra pianta presente sul territorio cilentano, rigorosa e di facile adattamento ai diversi ambienti olivicoli ed entra in produzione precocemente. Nel Cilento recenti ricerche archeo-botaniche hanno documentato la presenza dell’olivo già nel VI secolo a.C.; la tradizione vuole che le prime piante fossero introdotte dai Focesi, e gli olivi tra i templi di Paestum ne testimoniano l’antica memoria.

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