Agropoli, due giovanissimi turisti recuperano nelle acque del Lido Azzurro, una rotaia degli storici binari della Fornace

Ernesto Apicella

Ieri sera, verso le 19.00, sono stato chiamato da Carlo Scalzone, proprietario del “Lido Azzurro”, perché due giovanissimi turisti, Tommaso Pinfildi ed Elisa Esposito, avevano avvistato a pochi metri dalla battigia uno strano oggetto, di notevole dimensione, in ferro, legato ad un pezzo di legno, e con molta perizia ed intelligenza, lo avevano allertato. Forse era un altro pezzo del relitto della Cocca genovese della Licina?. Giunto al Lido, ho dato un’occhiata al reperto, un profilato in ferro, lungo circa 5 metri (rotaia di binario) ed un pezzo di legno (traversina). Subito il pensiero è andato alla vecchia banchina su palafitte, dotata di binari ed utilizzata per le spedizioni via mare dei mattoni della vecchia Fornace. Un reperto della prima industria agropolese, un bel frammento di archeologia industriale. Sul posto è giunta la polizia Municipale, allertata da Carlo Scalzone, con il Capitano Maurizio Cauceglia, il Tenente Vincenzo Mastrogiovanni ed il Maresciallo Fabio Astone. Grazie alla presenza di Agropoli Servizi, il reperto è stato recuperato e trasportato nella ristrutturata “Fornace”.

Vi presento una brevissima storia della Fornace.

Nel 1870, la Camera del Regno, autorizzò il Governo affinché procedesse alla costruzione del tratto ferroviario Napoli – Reggio Calabria. L’Ing.Vincenzo Del Mercato, che lavorava a Roma, intuendo l’opportunità economica che si presentava, per lui e per il territorio cilentano, decise di aprire una moderna Fornace nelle sue proprietà agropolesi. Un moderno stabilimento industriale per la produzioni di mattoni, da utilizzare per la costruzione di stazioni, ponti, gallerie etc. della Ferrovia.

La prima Fornace fu aperta in località Case Bianche e, successivamente, in località Vigna Grande. Nel 1880 fu inaugurato il nuovo stabilimento in località Campamento. Zona scelta dall’Ing.Vincenzo Del Mercato, per la vicinanza alla stazione, utilizzata per il trasporto dei mattoni utili alle opere ferroviarie; del fiume Testene, per la captazione dell’acqua necessaria per la lavorazione; per il terreno argilloso, utile alla preparazione di mattoni pieni o perforati, embrici e per le varie tipologie utilizzate nel settore edilizio.

 

La Fornace creò numerosi posti di lavoro per gli agropolesi, che per la prima volta ottenevano un impiego a tempo indeterminato, non legato al precariato ed all’instabilità economica del contadino, del pescatore e dell’operaio. Dopo qualche anno, iniziarono ad esserci richieste di mattoni da tutta Italia. Infatti il prodotto era apprezzato per la sua qualità e per la serietà dell’azienda. Dalla primavera all’autunno, buona parte delle spedizioni avvenivano via mare, per cui dalla Fornace partivano dei carrelli pieni di mattoni, che spinti dagli operai su appositi binari, raggiungevano la zona, attualmente chiamata Lido Azzurro. Sull’argine sinistro del fiume Testene, era stata realizzata una banchina su palafitte, lunga un centinaio di metri, dotata di binari ed utilizzata per portare i mattoni direttamente sui velieri in rada, pronti per caricare e per partire alla volta dei porti di destinazione. 

Non mi dilungo nell’affascinante storia della prima industria agropolese, sperando di farlo successivamente.

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