Mamadou, fuggito dall’Africa diventa Oss all’ospedale di Polla

Redazione Infocilento
Ospedale Polla

Quella di Mamadou Doumboya è una storia d’amore verso il prossimo, ma nel suo caso il prossimo non è lui come si potrebbe immaginare, ma chi lo ha disprezzato per il colore della sua pelle per poi, grazie alla sua dolcezza, cambiare idea. Mamadou ha 25 anni è arrivato in Italia qualche anno fa dalla Costa d’Avorio, quando già era maggiorenne, ed è approdato sulla costa della nostra Penisola al termine di un viaggio durato diversi mesi attraverso l’Africa prima e poi rischiando la vita insieme ad altre decine di persone su un barcone che ha solcato il Mar Mediterraneo.

Dopo la prima accoglienza è arrivato nel Vallo di Diano ed è iniziata la sua nuova vita, si è accesa in lui la speranza di un futuro migliore e quella speranza è diventata una realtà, grazie alla sua determinazione ed alla sua voglia di integrarsi con il supporto degli operatori dello SPRAR che lo ha ospitato. In pochi anni è riuscito ad ottenere la licenza media, la qualifica di Operatore Socio Sanitario ed ha anche preso la patente di guida.

Non è stato tutto semplice, le prime difficoltà, dovute al colore della sua pelle sono arrivate proprio nell’ambito lavorativo dove la diffidenza e i pregiudizi lo hanno messo a dura prova nel suo primo giorno di tirocinio presso l’ospedale “Luigi Curto” di Polla.

“Nel suo primo giorno da tirocinante – ha raccontato una delle operatrici della cooperativa che ha seguito il suo percorso di formazione – le cose non sono andate proprio in maniera ottimale perché quando si è presentato nella stanza dove era ricoverata una signora, nel reparto che gli era stato assegnato per il servizio, la donna vedendo un ragazzo di colore, senza mezzi termini gli ha detto di non toccarla e di uscire fuori dalla stanza. Mamadou quando è tornato nel centro di accoglienza era molto demoralizzato per quello che gli era accaduto, ma ha detto di non essere arrabbiato con la signora che lo aveva trattato male ma solo triste perché non si spiegava il motivo di questo atteggiamento. Lui però non si è dato per vinto ed ha fatto di tutto per far cambiare idea alla signora e non ha fatto altro che essere se stesso continuando ad andare nella sua stanza e trattandola con dolcezza. L’amore alla fine vince sempre perché la paziente ha abbattuto il muro che aveva eretto ed il disprezzo che aveva manifestato nei sui confronti si è trasformato in affetto tant’è che quando è stata dimessa ha chiesto di lui per poterlo salutare”.

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