Su Rai3 il film ispirato ala tragedia di Montesano

Redazione Infocilento

Andrà in onda questa sera film ispirato alla tragedia di Montesano sulla Marcellana, avvenuta nell’azienda Bimaltex. Nell’incendio del materassificio, il 5 luglio del 2006, morirono due operaie, Giovanna Curcio di 16 anni ed Annamaria Mercadante di 49 anni

In un piccolo paese nella provincia del Sud Italia vivono Rosa, diciassettenne abbandonata dalla madre e in conflitto col padre, e Gladys, emigrata di ritorno, nubile, impiegata in nero presso un laboratorio clandestino in cui confeziona tessuti. Quando la prima decide di trascurare gli studi per essere assunta nella sartoria abusiva, tra le due donne nasce una relazione fatta di fiducia e compensazione che le vede fianco a fianco per affermare i propri diritti.

Prima opera di finzione di Andrea D’Ambrosio, che abbandona le forme del documentario per raccontare una storia ispirata ai fatti di cronaca che nel 2006 hanno coinvolto il materassificio Bimaltex di Montesano sulla Marcellana. Il regista sposta la vicenda nel vicino comune di Montemarano, specchio anonimo di un meridione povero, dello sfruttamento operaio, della discriminazione femminile sul posto di lavoro. Ma non è soltanto l’economia ad essere sommersa; lo sono, in primo luogo, le prospettive e le attese di donne e uomini a cui non sono stati forniti gli strumenti culturali per reagire. Rosa, ben interpretata dall’esordiente Alessandra Mascarucci, non comprende l’utilità di conseguire il diploma scolastico, e rischia con leggerezza di rimanere incinta di un ragazzo che la necessità ha spinto a espatriare in Svizzera. Gladys, dal canto suo, è troppo ingenua per combattere l’ingiustizia che la circonda e troppo sola per sindacalizzare la sua protesta.
Il teatrino dei carabinieri che, entrati per un’ispezione, finiscono per gradire una tazza di caffè, è una scena che in modo macchiettistico fotografa uno Stato assente, guastato al punto da rendere buoni, perché indispensabili, i carnefici che lo sostituiscono, come il padrone spietato e arcigno interpretato con ironia sottile da Peppe Servillo.
Tutt’intorno ai protagonisti la comunità è un microcosmo rappresentato con folclore ma senza superstizione: rarità in un film ambientato nel Mezzogiorno, manca la Chiesa, il confessionale, il corteo votivo, il crocifisso. La scrittura è schietta nonostante alcune ingenuità di copione; ci sono inserti calibrati da commedia dei sentimenti e c’è soprattutto la sostanza di un dramma antilirico, lontano dal familismo lacrimevole, che giunge a detonazione stando bene attento al bersaglio da colpire. Premio per il miglior film e la miglior attrice protagonista, Chiara Baffi, al Bari International Film Festival. Musiche di Fausto Mesolella. (Recensione di Fabrizio Papitto)

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