Calcio, l’U.S. Agropoli nel caos generato dalla politica

Ernesto Rocco

Quando un giocatore mediocre, sul finire della carriera, indovina un’annata straordinaria, dovrebbe valutare l’ipotesi del ritiro per lasciare nei tifosi un ricordo positivo. Continuando a giocare correrebbe il rischio di tornare nella mediocrità e piombare nell’anonimato. Una parabola calcistica, questa, che può benissimo essere applicata in qualsiasi campo sociale, a partire dalla politica. L’amministrazione comunale di Agropoli, che certamente non eccelle, aveva indovinato nelle scorse settimane un’operazione importante riuscendo ad iscrivere in Serie D un’U.S.Agropoli che all’alba centenario appariva ormai moribonda. Tutti gliene hanno riconosciuto i meriti considerato che l’unica persona a cui competeva l’obbligo di iscrivere la squadra, ovvero il presidente Domenico Cerruti (non dimissionario), aveva scaricato sul comune quasi tutte le responsabilità. Dopo tale iniziativa, però, la politica avrebbe fatto bene a tirarsi fuori dal calcio, assegnando la società a chi aveva contribuito a salvarla e non al Ponzio Pilato di turno o ad altri imprenditori improvvisamente appassionati ad Agropoli e all’Agropoli.

Così non è stato e in questi giorni assistiamo a bugie, sotterfugi e scorrettezze sia da parte dell’amministrazione comunale che del presidente Cerruti, un istrione, un vero e proprio funambolo, capace di scaricarsi sempre di dosso ogni responsabilità, un modo di fare che negli anni è riuscito ad allontanare il pubblico dallo stadio e dalla squadra (certo non è l’unico colpevole). Poco male perché per una società calcistica che la domenica porta allo stadio circa cento tifosi (con in media meno di 50 paganti) c’è comunque un notevole – e ingiustificato – interesse, quasi più del blasonato Avellino che pure in questi giorni sta attraversando momenti concitati. Quello dell’Avellino non è un nome lanciato a caso. Parliamo delle formazione che sotto la presidenza di Walter Taccone fu esclusa dalla Serie B; lo stesso Taccone che secondo rumors ora sarebbe pronto, direttamente o indirettamente, ad investire nel calcio ad Agropoli. L’imprenditore irpino – presumibilmente grazie a Cerruti – è saltato fuori all’improvviso, una volta iscritta la squadra in Serie D, affiancato da altri soci e con ambizioni di vertice che hanno determinato non poche perplessità, vista la piazza. Con lui o senza di lui ci sarebbe anche un imprenditore romano originario però della Campania.

Senz’altro senza di lui, invece, c’è Rosario Gaglione, imprenditore di Torre del Greco che in ben due occasioni, mentre tutti fuggivano, ha contribuito ad iscrivere l’U.S. Agropoli ai campionati. Ebbene Gaglione viene tenuto nel limbo da un’amministrazione comunale che dopo l’exploit iscrizione è piombata nella sua naturale mediocrità che caratterizza da un biennio la propria azione nella gestione della città. Gaglione, ad oggi, è una riserva di lusso qualora ogni altra trattativa vada in frantumi. Fino ad ora non è stato neanche convocato per prossime riunioni che sarebbero d’obbligo per definire la situazione visto che il tempo è ormai poco. Il sindaco Coppola sta seguendo con forza altre piste (domani mattina avrà un altro incontro) di fatto escludendo chi nel momento del bisogno è stato al capezzale dell’Agropoli. Che le trattative siano già in fase avanzata è un dato di fatto considerato che per la squadra si sta già lavorando: il ritiro partirà da Cicerale il prossimo 29 luglio e c’è già chi contatta giocatori e allenatori in nome dell’Agropoli. Chi? Il presidente Cerruti, unico deputato a rappresentare l’Agropoli, fa il gioco delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo e trasferisce tutte le responsabilità all’amministrazione comunale (in realtà c’è da credere che sia uno dei registi di questo caos). La speranza, a questo punto, è che la scelta del primo cittadino e del consigliere Cammarota sia fortunata, ma all’orizzonte si addensano tante nubbi.

Un dato lo possiamo confermare e non da oggi, ma già da qualche anno: l’U.S.Agropoli non appartiene più alla città ma a poche persone e ad una politica distante da tutto e tutti. Ad identificarla come la formazione locale gli è rimasto solo il nome.

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