Ceraso, picchia la moglie e minaccia di uccidere la figlia: il racconto choc

Carmela Santi

Minaccia di gettare la figlia di quattro mesi dalla finestra del terzo piano. Per un 35enne originario del Darfur, richiedente asilo politico si sono aperte le porte del carcere di Vallo della Lucania. Solo il tempestivo intervento dei carabinieri ha evitato il peggio. La notizia diffusa ieri ha fatto discutere (leggi qui).

L’episodio a Santa Barbara di Ceraso. La tranquillità della piccola comunità Cilentana è stata interrotta dal grido d’aiuto disperato di una donna. Poi le lacrime dei suoi bambini. Ad accorgersi di quanto stava accadendo un gruppo di ragazzi che nella piazzetta del paese stavano facendo quattro chiacchiere. Lucia, Carmen, Francesco e Aniello si sono avvicinati alla palazzina dove abita la famiglia africana e non appena si sono resi conto della gravità della situazione hanno chiesto l’intervento dei carabinieri. Dalla finestra si vedeva l’uomo picchiare la moglie con un bastone poi ad un certo punto ha preso la piccola di pochi mesi minacciando di farla cadere nel vuoto.

Sul posto immediato l’arrivo dei militari della stazione di Vallo diretti dal maresciallo Salvatore Sergi e del nucleo operativo e radiomobile della compagnia guidata dal capitano Malgieri. Ai loro occhi una scena agghiacciante, l’uomo teneva ancora la piccola penzolante fuori alla finestra. I militari hanno chiesto l’intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Vallo per mettere in sicurezza l’area e dei sanitari del 118.

I soccorsi hanno cercato di far ragionare l’uomo ma vista l’ostilità del 35enne, i carabinieri con il supporto dei caschi rossi hanno sfondato la porta dell’abitazione e hanno fatto irruzione nell’appartamento evitando che l’uomo in evidente stato confusionale portasse a termine il piano omicida. L’extracomunitario è stato rinchiuso nel carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate.

I carabinieri hanno accertato che nel corso di una violenta lite, il 35 enne ha prima aggredito la coniuge procurandole ferite guaribili in 30 giorni e poi ha cercato di liberasi della figlia più piccola minacciando di farla cadere dalla finestra forse per fare pressione sulla moglie.

A tutto questo hanno assistito gli altri due figli della coppia, rispettivamente di due e tre anni, che chiaramente non hanno potuto fare nulla per sedare l’ira del padre. La famiglia vive da pochi anni a Santa Barbara di Ceraso. Hanno sei figli di cui tre vivono nel Darfur. Gli altre tre più piccoli sono nel Cilento. La bimba di appena quattro mesi è nata nel Cilento. Come i fratellini ed altri dieci bambini ospiti dello Sprar ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal comune Ceraso in una bella cerimonia che si è svolta nello scorso mese di febbraio.

La piccola era nata da poche settimane. Un episodio quello dell’altra notte che ha scosso la piccola comunità nota proprio per la sua vicinanza ai richiedenti asilo politico ospiti dello Sprar. Da anni il Comune condivide e sostiene progetti utili per la loro accoglienza e integrazione.

“I nostri occhi – racconta Lucia De Luca tra i ragazzi che hanno fatto scattare i soccorsi – hanno visto scene atroci. Con i miei amici eravamo davanti al bar – prosegue il racconto – all’improvviso abbiamo sentito urlare una donna e dopo un po’ dei bambini piangere. Giustamente abbiamo temporeggiato un po’ prima di chiamare i carabinieri, perché oltre a sentire quelle urla non vedevamo niente. Quando invece i nostri occhi hanno visto realmente che lui stava picchiando con un oggetto la moglie e ci siamo resi conto che la situazione non era delle migliori, abbiamo contattato il 112. Nel frattempo l’uomo minacciava di lanciare uno dei bimbi dalla finestra e lo teneva sospeso nel vuoto”.

I ragazzi sono stati in caserma a raccontare nei dettagli la loro notte da eroi ai carabinieri. A quanto pare la donna con i suoi bambini da quando è a Ceraso è stata più volte vittima della violenza del 35enne.

Sul caso è intervenuto anche il sindaco Ceraso Gennaro Maione: “Una faccenda familiare, consumata all’interno delle mura domestiche. Un brutto episodio da non sottovalutare su cui c’è tutta l’attenzione mia e di chi gestisce Sprar. Piena solidarietà alla moglie e alle figlie da tutta la comunità di Ceraso. È giusto che il papà venga perseguito per quello che ha fatto. Lo faremo seguire anche dai servizi sociali”.

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