Agropoli, la mozione di sfiducia non passa: Coppola resta sindaco

Ernesto Rocco

AGROPOLI. «Resto sindaco di Agropoli con più forza e più vigore di prima». Così Adamo Coppola si è espresso in consiglio comunale sulla mozione dei consiglieri di minoranza Agostino Abate, Consolato Caccamo e Gisella Botticchio che chiedevano le sue dimissioni o l’autosospensione dalla carica dopo l’avvio di una indagine della Dia per voto di scambio politico-mafioso, insieme all’ex sindaco Franco Alfieri. Alla base della richiesta dell’opposizione, l’immagine negativa che l’attività investigativa aveva arrecato alla città di Agropoli. La minoranza chiedeva un passo indietro nonostante il «Riconoscimento del principio di innocenza».

L’esito della votazione è stato scontato visti i numeri della maggioranza compatta nell’esprimere il suo «no». Il voto è arrivato dopo oltre due ore di discussione e attacchi reciproci tra la varie fazioni. I primi a prendere la parola sono stati i consiglieri di maggioranza che hanno espresso il loro sostegno all’amministrazione in carica. Poi è stato il primo cittadino Coppola ad intervenire chiarendo con poche parole la sua posizione: «Siamo sereni e tranquilli». Infine, sulla proposta della minoranza è stato categorico: nessun passo indietro. «Accolgo con grande vigore il sostegno dei consiglieri che mi danno la forza di andare avanti e proseguire l’azione amministrativa», ha sottolineato.

E’ a questo punto che la discussione si è accesa. I consiglieri Abate, Caccamo e Botticchio, pur senza mai parlare di un voto di scambio e di mafia, hanno comunque espresso molte perplessità sulla legittimità dell’operato dell’esecutivo.

«La nostra richiesta – ha detto nel suo intervento Abate – era che il sindaco prendesse atto della situazione mediatica e facesse un passo indietro». Poi ha ribadito il suo pensiero sul modus operandi della vecchia e dell’attuale amministrazione: «Io più volte ho detto che si stava orientando il voto e lo confermo». Il riferimento è all’adozione del Puc poco prima delle elezioni del 2017 e all’inaugurazione di «opere non concluse». «Con le dimissioni andremmo tutti a casa ma la città ne trarrebbe beneficio», ha precisato al termine del suo intervento. Più duro il consigliere Consolato Caccamo che ha parlato di un Comune che versa in una «disastrosa situazione», tra «parentopoli, appalti e rapporti con la criminalità organizzata».

Caccamo ha rivendicato il suo ruolo di controllore in particolare sulle assunzioni delineando un «sistema di mobilità creato ad arte» che ha portato all’inserimento nell’organico dell’Ente di 20 funzionari facendo utilizzo delle mobilità e ricordando che i numeri dei dipendenti delle società partecipate sono ben più ampi. «Le sentenze non ci interessano non va attesa magistratura per accettare responsabilità etiche e morali», ha concluso l’esponente 5 Stelle.

Infine ha parlato l’esponente della Lega Gisella Botticchio. «La Città è molto provata dagli ultimi accadimenti», ha esordito. Quindi, preannunciando l’esito del voto ha aggiunto: «Non si schiodano dalla sedia, ma il popolo di Agropoli aspetta giustizia. Dobbiamo uscire da questo baratro».

Pronta la replica di Coppola: «La denuncia è l’unico strumento di battaglia politica ma non può bastare fare una denuncia per far cadere una amministrazione comunale. Ogni giorno gettate fango e la conseguenza è che arrivano le indagini e si subiscono mortificazioni e si crea una immagine negativa della città». Coppola ha rivendicato di essere stato il primo sindaco a denunciare i rom e ricordato le battaglie dell’amministrazione per aprire caserme di Polizia e Vigili del Fuoco. Parole, queste, che non sono bastate a far cambiare idea alla minoranza. «Denunciamo e continueremo a farlo perché è ciò che ci compete», ha detto Abate prima di passare alla votazione che ha respinto la richiesta di dimissioni del primo cittadino.

Per l’amministrazione Coppola più che i giudizi della minoranza bisognerà ora badare a quelli dei cittadini. Non sarà facile. Al di là delle vicende giudiziarie, da tempo il malcontento dei cittadini verso tutta la giunta si fa sentire.

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