Polla, appello alle autorità religiose: frati francescani tornino a gestire chiesa di Cristo Re

Filippo Di Pasquale
Polla Chiesa Cristo re

POLLA. L’estate scorsa i frati francescani annunciarono l’addio alla chiesa di Cristo Re. Una notizia che era nell’aria da tempo e che divenne ufficiale in agosto, comunicata dagli stessi religiosi durante una Santa Messa. La scelta dei frati di non gestire più la chiesa di Cristo Re a Polla, destò non poco malcontento; una ferita che resta ancora aperta tant’è che sul caso è intervenuta anche l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Rocco Giuliano.

Affinché la Parrocchia Cristo Re possa essere gestita nuovamente dai frati francescani e affinché la stessa ritorni ad essere parrocchia, il Comune ha fatto voti alle Autorità Ecclesiastiche: Giuseppe Iandiorio Padre Provinciale e S.E. Antonio De Luca, Vescovo di Teggiano-Policastro. La richiesta è “di continuare a mantenere le tre attuali Parrocchie, considerando l’espansione territoriale e l’andamento della popolazione in crescita nella zona centrale e di espansione del paese, nonché la forte crescita spirituale dei fedeli”.

“Viviamo in un’era in cui la prima cellula della collettività, la famiglia, è sempre più spesso sede di incomprensioni e di un modello sbagliato – evidenziano da palazzo di città – E’ divenuto quindi quanto mai indispensabile riaffermare nelle Parrocchie, fucine anche di numerose vocazioni, il carisma tipico del seguace del Poverello di Assisi”. Inoltre, evidenziano dal Comune, “la comunità pollese ha nei cuori i Francescani e si avverte con tangibili constatazioni un aumentato allontanamento dei giovani dalla Parrocchia a loro cara, perché in quei luoghi l’atmosfera di Assisi si respirava forte e li attraeva. Parallelamente abbiamo constatato un aumentato degrado morale nei giovani che si traduce in aumentato uso di droga. Non possiamo tacere né da amministratori né da padri e madri di famiglia. Da decenni l’organo politico, espressione di democratica scelta, a fatto sempre la sua parte, e anche ora, con umiltà, esprime un accorato desiderio”. Di qui l’appello alle istituzioni religiose.

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