Aquara, morto dopo intervento chirurgico: si ipotizzano condotte colpose

Katiuscia Stio

AQUARA. E’ deceduto lo scorso giugno, Antonello Mucciolo, conosciuto come Tonino, 51enne, durante un intervento definito di “routine” presso l’ospedale Ruggi D’Aragona di Salerno. Dopo mesi arriva la perizia medico legale. La famiglia aveva denunciato i medici per omicidio colposo. Ora sarà il pm titolare delle indagini, Roberto Penna, acquisiti tutti gli elementi utili alla valutazione del caso di specie, a formulare le eventuali imputazioni a carico dei medici della equipe che prestarono le cure ad Antonello Mucciolo.

Secondo il referto medico legale la causa del decesso è da ricondurre « all’errata manovra dell’operatore. (…) Concludendo, riteniamo vi siano condotte colpose ascrivibili alla prima equipe operatoria che nell’effettuare l’intervento laparoscopico ha determinato la lesione della vena cava inferiore».
Lo stesso medico chirurgo, Luca Valvano, aveva riferito alla famiglia che vi era stato un problema durante l’intervento e nello specifico diceva che era stata tagliata verticalmente la vena cava all’altezza dell’addome e che quindi erano intervenuti d’urgenza per porre rimedio a tale atto negligente, inoltre spiegava che il paziente aveva perso molto sangue ma che il problema era stato risolto e che, pur non essendocene la necessità ma per prassi, avrebbe dovuto trascorrere una notte nel reparto di Rianimazione dove sarebbe stato svegliato al mattino seguente. « Ma mio padre non si è mai più svegliato- racconta Bianca, figlia di Tonino- Nella relazione dei consulenti tecnici, si legge chiaramente che la prima equipe ha sbagliato, recidendo la vena cava inferiore di tre centimetri, il più grosso vaso venoso nel corpo umano. Poi è intervenuta una seconda equipe di chirurghi vascolari a riparare il danno. Ma quanto tempo è passato dal primo al secondo intervento? Il tempo che è trascorso è stato determinante per il decesso di mio padre. Così stabilisce la perizia. E cosa assurda è che nella relazione si legge anche che “I valori limite della grandezza della massa grassa ( posta sul rene che doveva essere asportata) non consigliavano o quantomeno ponevano delle perplessità sull’approccio laparoscopico, come suggerito anche dalla Encyclopedie Medico Chirurgicale- chirurgia mini invasiva del surrene”. Ma ci rendiamo conto? Mio padre è morto per un intervento a cui poteva non necessariamente sottoporsi. I colpevoli debbono pagare e la Giustizia deve impedire che orrori del genere vengano perpetrati in ospedale dove ci si aspetta di essere curati, aiutati e non portati a morire». Nei prossimi giorni i medici incaricati delle operazioni peritali ed autoptiche dal pm, Roberto Penna, depositeranno le loro conclusioni presso la procura della repubblica procedente.

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