Sartù Ristorante, cucina dei Monzù e tanti prodotti cilentani

Bruno Sodano

Siamo nel cuore del Vomero, a due passi da Piazza Vanvitelli. Da Sartù si pratica la cucina borbonica. Quella buona, napoletana, leggermente rivisitata. Le rivisitazioni sono notabili dagli accorgimenti posti in ogni singolo piatto.

Qui c’è il regno di Carlo Capuano che siede al trono da ben 5 anni. L’attento arredamento rende unico il tutto. In una parte del locale è possibile perderci le ore a leggere interi libri di antica ed alta  cucina, fonte di ispirazione al menu proposto.

Varia è l’offerta, gustosa è la scelta. Menu vario, territoriale che segue la stagionalità dei prodotti. Un valore aggiunto è dato dal proprio orto che rifornisce buona parte di vegetali al ristorante. Si percepisce il dove siamo già dagli appaganti antipasti. Carta dei vini ben curata con una particolare attenzione alla Campania, buoni accorgimenti rivolti al Cilento.

Procediamo per gradi. Entrée intrigante… mantecato di baccalà su scarola riccia e gelèe di limone.

Fra gli antipasti si inizia ad assaporare la fusione con il Cilento. Nello specifico troviamo un boccone di mare fatto con pane al nero di calamaro con calamaro, cozze, alici, oliva salella ammacata del Cilento, capperi in fiore e crema di Provolone del Monaco Dop. Fra i must compare il timpàno di scamorza dato dallo studio e recupero di un’antica ricetta di Jeanne Caròla Francesconi. Gusto deciso ed equilibrato. Una scelta decisamente opportuna.

Una cosa molto buona è stata la degustazione di oli che ha messo a confronto eccellenze, fra cui l’olio extravergine di oliva Marsicani.

Una particolarità che incuriosisce è la pasta fresca. Prodotta homemade, viene lavorata al momento dell’ordine. Quindi il via a tagliatelle con scampi, carciofi fritti e provolone del monaco. Pasta buona. Sapore delicato. Un piatto armonioso.

Qui si può assaggiare una buona frittata allo scammaro, la cui particolarità risiede nell’assenza di uova. Anche la ricetta di quest’ultima è storica e risale al 1839 ed è di Ippolito Cavalcanti. Un piatto povero, difficile da fare. Buona l’esecuzione del giovane cuoco Mauro Buonanno, chef del ristorante.

Per secondo troviamo la guancia brasata di maiale nero lucano con purè Robuchon e friarielli (cime di rapa). Carne cotta da manuale che sposano un purè ricco e dei friarielli squisiti.

I dessert sono degni di lode. Da non farsi scappare la zuppa inglese alla napoletana. Mi ringrazierete.

Il costo medio per un pasto completo è di 45.00€. per chi vuole godersi un percorso è possibile richiede il menu degustazione.

Sartù a Napoli
Via S. Gennaro Al Vomero, 9B
Telefono: 331 881 0666
www.sartunapoli.it

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