Roscigno saluta Yves, l’immigrato 33enne stroncato da una leucemia

Katiuscia Stio

ROSCIGNO. Era giunto in Italia nella speranza di avere una nuova opportunità, invece vi ha trovato la morte. E’ la storia di Yves, 33 anni, immigrato ospite del centro d’accoglienza di Roscigno.

Il giovane sabato scorso ha iniziato ad avvertire forti dolori alla testa e capogiri. Sintomi che lui stesso aveva sottovalutato, ritenendo si trattasse di un malessere di stagione e per questo aveva rifiutato le cure del 118. Le sue condizioni, però, sono peggiorate 24 ore dopo. Ai forti dolori alla testa, infatti, si sono aggiunti vomito e spossatezza. Immediato l’allarme ai sanitari che hanno trasferito il 33enne presso il pronto soccorso dell’ospedale di Roccadaspide. Qui la Tac ha evidenziato un’emorragia cerebrale molto estesa che ha consigliato il trasferimento d’urgenza al “San Luca” di Vallo della Lucania. Esami più approfonditi hanno permesso di evidenziare come Yves avesse le piastrine molto basse, tanto da impedire un qualsiasi intervento chirurgico. La situazione è precipitata velocemente fino alla morte.E’ stata probabilmente una leucemia fulminante ad ucciderlo, infrangendo per sempre il suo sogno di trovare in Italia una nuova vita.

Yves era arrivato nel nostro Paese su dei barconi dalla Costa d’Avorio, come tanti della sua terra. Era stato poi assegnato al centro Sprar di Roscigno; tra pochi giorni avrebbe finalmente ottenuto i documenti e forse avrebbe potuto riabbracciare la moglie e una bambina da cui si era diviso per cercare fortuna in Europa, ma il destino si è preso beffa di lui.

Oggi, alle ore 17 presso la Chiesa di San Nicola, il parroco don Nicola Coiro officerà la Santa Messa in suo suffragio. Saranno presenti tanti cittadini e gli amministratori locali. La morte di Yves ha lasciato sgomenti gli operatori dello Sprar e quanti lo conoscevano. “Era un ragazzo dolce, docile ed umile – racconta Giovanna che insegna italiano nel centro d’accoglienza – non aveva mai dato problemi, neanche per le lungaggini burocratiche legate al rilascio dei documenti. E’ un dolore vedere queste persone arrivare in Italia con la speranza che qualcosa possa cambiare e poi vedere che ciò gli viene negato”.

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