Il Castello di Capaccio e la congiura contro Federico II

Ernesto Apicella

Presso il castello di Capaccio si è tenuta la congiura ordita contro Federico II di Svevia nel 1246. “Scoperta la trama, Federico accorse immediatamente nel Regno, mentre i suoi sostenitori avevano già iniziato ad assalire nel Cilento le rocche dei traditori: Sala Consilina fu occupata, Altavilla Silentina rasa al suolo. I congiurati si rifugiarono così nel castello di Capaccio, sperando nell’aiuto del pontefice, ma nel torrido luglio, rimasti privi di acqua, furono alla fine costretti ad arrendersi. Federico fece ben centocinquanta prigionieri.

Le punizioni dei traditori furono esemplari e commisurate alla colpa. Mutilati del naso, delle mani e delle gambe, accecati con un ferro ardente perché non potessero più guardare in faccia il loro signore, gli antichi amici furono trascinati al cospetto dello spietato giudice: Federico li condannò, secondo la lex pompeia, come violenti e li trattò da parricidi.

Come tali, avendo operato contro natura, furono giustiziati secondo i quattro elementi di essa: alcuni furono trascinati da cavalli sino a morte, altri bruciati vivi, impiccati, infilati in sacchi di cuoio e gettati in mare (secondo la legge romana dei parricidi: Federico fece per di più introdurre nei sacchi dei serpenti velenosi).”

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