Castelnuovo Cilento: consiglio comunale infuocato per il sito di compostaggio

Sergio Pinto

È stato un consiglio comunale straordinario infuocato quello che si è tenuto ieri nell’aula consiliare di Castelnuovo Cilento, che ha avuto all’ordine del giorno il tanto discusso impianto di compostaggio, voluto dall’amministrazione del piccolo comune cilentano guidata dal sindaco Eros Lamaida. A contrapporsi al progetto, non solo la minoranza rappresentata dal consigliere Roberto Scola ed il consigliere dissociato Maria Cristina Iannuzzi, ma anche tanta gente che è intervenuta all’assise per portare in seno al consiglio le proprie istanze in maniera decisa, tant’è che le forze dell’ordine presenti sono intervenute per cercare di calmare gli animi.

Sostanzialmente tre le tesi evidenziate nel corso del consiglio; per il sindaco l’impianto non arreca danno alcuno: “Sono estremamente convinto che l’impianto non arrecherà danno ai cittadini – ha spiegato Lamaida e continua- tutti gli atti inerenti al progetto sono stati pubblicati da tempo e si potevano impugnare”. La tesi dell’opposizione, invece, evidenzia alcuni fattori che possono scaturire dall’impianto: la scarsa salubrità dell’area; l’arrivo dei camion che per forza di cose dovranno percorrere strade attigue ai centri abitati e se questo impianto potrebbe essere utilizzato dalla Regione Campania nei periodi di emergenza. Iannuzzi pone l’accento sulla gestione futura dell’impianto; si tratta di strutture che attirerebbero inevitabilmente le ecomafie, portando la criminalità sul territorio cilentanto. la stessa Iannuzzi ha esortato l’amministrazione ad indire una consultazione popolare per far decidere ai cittadini sulla spinosa questione. Lamaida ha respinto al mittente la proposta.

Una terza posizione è rappresentata dal consigliere di minoranza Tonia Morinelli la quale si è astenuta dal voto per ragioni politiche: “ un progetto troppo ambizioso per questa amministrazione che non riesce a gestire l’ordinaria amministrazione e non posso schierarmi nemmeno con i miei colleghi che si sono mossi solo dopo due anni dalla prima delibera di giunta sull’impianto”.

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