Cresce il mercato della bicicletta: il made in Italy impenna

Redazione Infocilento

Coppi, Pantani, Bartali. Questi sono tra i nomi che hanno rappresentato l’Italia nel ciclismo. Per quanto riguarda la produzione di attrezzature e di abbigliamento tecnico non si resta certo indietro.

Dal nostro Paese ogni anno vengono prodotte e inviate più di un milione e mezzo di biciclette (Istat 2017). Questo è quanto emerso a Treviso, il 5 marzo 2018, nel corso di un Incoming promosso da Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane e Assosport.

I dati però non riguardano un settore importante legato al ciclismo, quello degli accessori, dell’abbigliamento e delle componenti.

Quali sono i paesi che scelgono il made in Italy

Gli operatori esterni ai quali 12 aziende italiane hanno presentato la propria produzione in incontri B2B (transazioni commerciali elettroniche tra imprese) provengono da Svizzera, Spagna, Corea del Sud, Canada, Paesi Bassi, Regno Unito e Colombia.

C’è da aggiungere che molti di loro già da tempo si avvalgono della produzione italiana rappresentando il 23,5% dell’export di biciclette, componenti e selle.

Un nuovo modello di commercio

Il nuovo commercio elettronico prevede un modello di BasicNet integrato a Internet. Non è altro che un marketplace che consente agli imprenditori mondiali di massimizzare i profitti e gli investimenti di marketing e, tramite queste operazioni, promuovere il brand e vendere le collezioni italiane all’estero.

I partner BasicNet operano esclusivamente con un contratto di licenza e fanno affari solo online su piattaforme proprietarie. Su queste piattaforme si incontrano domanda e offerta e, in questo modo, si possono incontrare distributori provenienti da zone che erano al margine come Giappone e Taiwan, dove il mercato del ciclismo è in espansione sempre più crescente.

Cosa importa di più ai consumatori: made in o brand in?

Il brand è diventato un concetto molto ampio negli ultimi anni e che è in grado di garantire i valori del luogo da cui ha origine. Tutto questo a prescindere dal luogo in cui avviene la produzione diventando dunque un brand in perché porta con sé tutte le qualità del made in.

Quali sono le zone di interesse per il mercato della produzione ciclistica

L’incoming tenuto a marzo è stato certamente un evento in grado di creare un forte incentivo per l’internazionalizzazione delle aziende italiane. In questo modo sono stati avviati nuovi contatti fondamentali per l’espansione del business.

Le zone più importanti per l’export di biciclette e componenti sono quella asiatica e quella sud-americana, anche se c’è da dire che l’interesse per il made in Italy o brand in Italy è molto forte in tutto il mondo perché resta sinonimo di qualità ed eccellenza.

Rapporto di Confartigianato “Artibici 2018”

Anche il rapporto “Artibici” di Confartigianato mette in luce le eccellenti performance delle biciclette italiane in quanto a vendite: 1,3 miliardi in Europa e 1,7 milioni esportate.

Ciò vuol dire che all’estero si vendono ben 3 biciclette al minuto.

Le biciclette italiane superano di gran lunga quelle degli altri competitors europei in quanto a valore produzione, anche se il discorso cambia se si parla di e-bike che hanno un saldo negativo per il commercio estero.

L’Italia e le biciclette

Con tutta questa produzione di biciclette verrebbe da chiedersi che cosa ci si fa.

Circa un milione di persone le usa per andare a scuola o a lavoro. Due milioni le utilizzano per praticare sport amatoriali o agonistici.

Questo vuol dire che, in Italia, uno sportivo su 10 pratica sport ciclistici.

L’Eurobarometro però non offre dati confortanti per il monitoraggio dell’uso delle biciclette nelle capitali europee: Roma è l’ultima della lista.

Copenaghen e Amsterdam sono le capitali dove le biciclette vengono scelte da metà della loro popolazione.

Sembrerebbe paradossale che l’Italia sia al tempo stesso la maggior produttrice di bici e, allo stesso tempo, il Paese dove vengono utilizzate meno. Basterà pensare al fatto che, purtroppo, le piste ciclabili a Roma sono molto poche o inutilizzabili per svariati motivi.

Certo, se si adottassero le misure dei Paesi del Nord Europa, con tasse e restrizioni sulla proprietà ed il parcheggio delle automobili e degli incentivi per la realizzazione di parcheggi e attrezzature per lasciare le bici in sicurezza, certamente vedremmo un aumento del loro uso in Italia anche in un ambito come quello urbano.

I Ciclisti e il Codice della Strada

Le segnalazioni dei cittadini sul comportamento scorretto dei ciclisti sono in aumento, molti lamentano il non rispetto del codice della strada (qui è possibile leggere un dettagliato approfondimento con i tutti gli articoli del codice della strada) e il conseguente disagio che provocano agli automobilisti.

Questo portale ci segnale come il 63% dei ciclisti non usa il casco di protezione e pochissimi utilizzano le luci di indicazione e quasi nessuno indossa il giubbino catarifrangente.

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