Dipendenti Yele: licenziati e senza stipendio da undici mesi

Carmela Santi

Aspetteranno altri cinque giorni, poi ricorreranno alle vie legali per vedere riconosciuti i loro diritti. Per 61 lavoratori della Yele licenziati, dopo il danno anche la beffa. Oltre ad aver perso il posto di lavoro avanzano 11 mensilità. Hanno provato senza riuscirci ad avere un incontro con il liquidatore Massimo Di Pietro, nominato dal Tribunale.

«Siamo in una situazione drammatica – ribadiscono – Siamo vittime di un sistema ingiusto che costringe le nostre famiglie ad una vita poco dignitosa». Per essere risarciti dei danni subiti sono pronti alle vie legali. «L’unico ad avere il potere di agire, il liquidatore, non risponde alle nostre richieste – denuncia Maria Maiuri – Restiamo solo noi a pagare il conto per coloro che hanno gestito la Yele».

Al momento gli operai sono fermi. «Non si sa se, restando a casa, in attesa di licenziamento, affamati, subiremo anche la mancata maturazione dei contributi previdenziali», aggiunge Maiuri. Nonostante le iniziative, gli appelli, le denunce, la vertenza resta avvolta nel silenzio da mesi. «Distrutti come lavoratori – ribadiscono – ora ci stanno annientando come persone: prima i responsabili della società, poi chiunque sia colpevole di omissione delle azioni di tutela dei diritti».

Da qui, l’ultimo appello al liquidatore. Chiedono almeno il pagamento delle mensilità arretrate perché «prima di arrivare al liquidatore i conti della società presentavano una certa disponibilità, ci sono delle somme su cui incombono istanze di fallimento e decreti ingiuntivi esecutivi».

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