Capaccio in festa per la Madonna del Granato

Antonella Capozzoli

Fede, tradizione e condivisione: questi i valori con cui i fedeli di Capaccio Paestum e dei comuni limitrofi si preparano a celebrare la suggestiva festa della Madonna del Granato.

“Quando camino mi sento nà ggioia

da Maria mi sento chiamà

mi sento dire venite, venite

che vi voglio perdonà”.

Con uno dei canti popolari più amati, inizia, sin dalle prime luci dell’alba, il lungo pellegrinaggio che i fedeli compiono, dalle contrade vicine, fino al Santuario della Madonna del Granato, arroccato sul monte Calpazio.

“O Maronna ca staie a lu tronu

damme la mano ca voglio saglì

sò venuto cu sti cumpagni

apri le porte e fange trasì…”

Rispondono così gli altri pellegrini, ancora in cammino, verso la meta, pregando perché possano ricevere la forza di raggiungere la vetta, con la speranza di essere ammessi nella casa della Madre Celeste.

Una ricorrenza suggestiva, di tradizione secolare, ancora molto sentita dai tanti credenti che, da tutto il Cilento, si mettono in cammino per poter prendere parte a questa celebrazione, resa straordinaria anche dalla maestosità e dalla storia della Basilica da cui tutto comincia.

Il Santuario fu edificato intorno al X secolo dagli abitanti di Capaccio, sfuggiti alla malaria e all’eccidio della distruzione di Paestum da parte dei Saraceni, su un sito ove un tempo sorgeva un antichissimo tempio pagano dedicato alla dea Giunone, cui era sacro il frutto del melograno (dal latino granatus. Inizialmente, la Basilica era dedicata all’Assunta – e non è un caso che la celebrazione della Madonna del Granato avvenga proprio nel giorno in cui la Chiesa Universale la celebra – ma intorno al XIV secolo, è stata esposta alla venerazione dei fedeli una nuova statua della Vergine santissima raffigurata seduta in trono con in mano la melagrana, simbolo della abbondanza delle grazie da Lei elargite.

Il momento più suggestivo della festa è, certamente, quello della processione aperta dalle donne portatrici delle cente votive; si tratta di una costruzione in legno leggero a forma di barca, quadrata o tonteggiante; in esse si inseriscono delle candele ornate di nastri e fiori variopinti; sono portate a turno o sulla testa da una singola persona o posizionata su una portantina viene trasportata da quattro persone. E’ la cera offerta dai fedeli perché arda durante tutto l’anno, davanti alla sacra immagine.

Un momento di sacralità, di valorizzazione delle tradizioni e di ritorno al passato: appuntamento, dunque, al 15 agosto, per conoscere uno dei luoghi più belli e caratteristici del territorio Cilentano.

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