Roscigno, scavi a Monte Pruno: il Comune fa la sua parte

Katiuscia Stio
Il sito di Monte Pruno

ROSCIGNO. Tutto pronto per la terza fase degli scavi archeologici nell’area di Monte Pruno. Il progetto è stato approvato nel marzo scorso e nasce dalla collaborazione tra il Comune di Roscigno,il Centro Interdipartimentale di Studi per la Magna Graecia dell’Università Federico II di Napoli e la Bcc di Monte Pruno. Tra questi soggetti era stato già stipulato un accordo finalizzato ad effettuare studi e ricerche nella zona dove tra il VII e il III secolo avanti Cristo sorse un insediamento enotrio e lucano.

Il Comune di Roscigno è pronto a fare la sua parte nel fornire tutte le attrezzature e i materiali di consumo necessari per lo svolgimento delle attività di cantiere e di laboratorio legate allo scavo archeologico e alla
catalogazione dei materiali provenienti dai vecchi e dai nuovi scavi, nonché la predisposizione del piano di sicurezza del cantiere, nonché dell’attrezzatura necessaria allo svolgimento dei lavori. Pertanto ha impiegato duemila euro, messi a disposizione della Banca per tener fede agli impegni. Le attività di scavo, come comunicato dalla coordinatrice Bianca Ferrara, prenderanno il via a metà maggio.

Nello specifico dal 14 maggio al 2 giugno; dall’1 al 31 agosto, invece, una decina di studenti saranno impiegati in attività di laboratorio in loco.

L’area di Monte Pruno sotto il profilo storico è di grande rilievo. Nei primi anni del 1900 furono già individuati diversi reperti e nel 1938 anche una tomba principesca con un ricco corredo sepolcrale, conservato presso il museo Provinciale di Salerno. Ulteriori ricerche sono state eseguite negli anni ’80, nell’ambito di un programma di studio dell’Università di Napoli. Più di recente, su sollecitazione dell’amministrazione comunale guidata da Pino Palmieri e grazie a fondi Fesr Campania sono state eseguite nuove attività sul territorio, in collaborazione con la Cattedra di Archeologia della Magna Grecia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che hanno documentato un’occupazione del sito da parte di genti indigene dall’VIII alla fine del V secolo avanti Cristo, quando, con l’arrivo dei Lucani, si realizzò un processo di rifunzionalizzazione e di monumentalizzazione di tutta l’area.

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