La Storia del Carnevale agropolese, terza parte

Ernesto Apicella

La sfilata Allegorica del 1965  di Antonio Iorio

Alcuni momenti della nostra vita assumono forme “mitiche”, soprattutto se legati alla nostra gioventù. Nel 1965 operava, in Agropoli, il Circolo Universitario “Il Fortino”, che pubblicava (insieme con il fervore di idee che lo animava) un giornale la cui testata recava un termine greco, che significava semplicemente “la verità”. Proprio quell’anno la programmazione del Circolo prevedeva la recita di “Napoli milionaria” di De Filippo e la celebrazione del Carnevale, con la cospicua partecipazione di gruppi umani che, inconsciamente, realizzavano lo sport principe degli italiani, cioè il travestimento a scopo ludico. Così Carmelino Spinelli e Franco Cianfrone, con altri giovani, sfilarono per le vie cittadine con barbe posticce e abiti romani, come senatori dell’antica città eterna.

Quell’anno non ci fu competizione per  l’assegnazione della palma al Vincitore: il successo sorrise strepitosamente a Mino Graziuso.

Impaludato nelle sontuose vesti di Don Chisciotte, irrigidito nei cartoni della sua armatura, scortato dal fido scudiero Sancho Panza (Nicola Voso), il cavaliere senza paura era stato sistemato sul dorso di un asinello e toccava quasi i piedi per terra, equilibrando la sua postura con una pseudo-lancia, che armeggiava con strana imperizia.

Era l’attrazione della sfilata e, per caso, incorse in un fuori programma singolare, che gli creò imbarazzo, ma che lo mandò degnamente ai posteri negli annali del Carnevale.

 

Giunto all’altezza dell’oreficeria Cianfrone, in Via Mazzini, il somaro che lo trasportava, si impuntò con le zampe posteriori divaricate e, mentre condottiero e scudiero, con parole e con gesti, cercavano invano di riavviarne la marcia, il ciuccio orinò a lungo, spumeggiando l’asfalto con forza, come una pompa, tra il fuggi-fuggi

degli astanti più vicini e l’ilarità generale, mentre don Chisciotte,”intesecuto” sul dorso dell’asinello, né si poteva muovere, né smontare, accrescendo il disagio suo e la partecipazione coralmente divertita della folla.

(L’articolo è tratto dal libro “La Storia del Carnevale Agropolese” di E. Apicella).

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