La Storia del Carnevale Agropolese

Ernesto Apicella

 La Canzone di Zeza ed i suoi interpreti Agropolesi

Negli anni cinquanta e sessanta, ad Agropoli, nel periodo di Carnevale, per le viuzze del Centro Storico furoreggiava la “Canzone di Zeza”, la cui maschera era rappresentata da Costabile Rossi, meglio conosciuto come “ il Castellano”.

L’interpretazione di Pulcinella, marito di Zeza, era affidata a Mario Romano, alias “pollastriello”. Vicenzella, la loro figlia, era splendidamente rappresentata dall’estro impareggiabile di Antonio Costa (Ninno Zico).

La “Cantata di Zeza” risale ad un’antica tradizione comica. La vicenda è semplice: Zeza cerca di convincere il marito a far sposare la propria figlia al proprietario della loro casa, verso cui sono debitori di ben tre rate di affitto. La rappresentazione si conclude con il consenso di Pulcinella, che sarebbe favorevole a privarsi anche dell’invadente moglie.

Il compianto Aniello Caputo interpretava, con straordinaria bravura, la maschera di Pierrot. Si immedesimava talmente bene nel personaggio da destare in tutti una sincera ammirazione. Pierrot s’aggirava per le strade di Agropoli con il volto pallido e triste, senza sorriso. Se qualche passante si prendeva gioco di lui, non reagiva perché sapeva che, reagendo, avrebbero riso di lui.


Michelino Erra, tipo spiritoso, capace di divertirsi e di far divertire gli altri, amava camuffarsi da clown. La bombetta calata sulla fronte, una sciarpetta bianca annodata con negligenza attorno al collo, un paio di vecchie scarpe sfondate, gli conferivano l’aria di un vero pagliaccio.
Onofrio Amendola ed il prof. Vincenzo Urti, invece, erano ineguagliabili nella raffigurazione del tipico prete di paese.
(L’articolo è tratto dal libro “La Storia del Carnevale Agropolese” di Ernesto  Apicella).

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