Ad Agropoli Biagio Izzo e la condizione dell’ animo umano

Barbara Maurano

Al De Filippo “Di’ che ti manda Picone” fa ridere e riflettere

Ieri sera al “De Filippo” di Agropoli è andata in scena una storia tutta italiana. Antonio Picone ( Biagio Izzo) è orfano di un eroe: Pasquale Picone, un operaio che, trent’ anni prima, si è dato fuoco davanti al consiglio comunale e alla sua famiglia. Antonio, ormai cinquant’ enne, vive all’ombra del ricordo di suo padre, non riuscendo a svincolarsi dal  ruolo di figlio. La società intorno acuisce questo stato. Nessuno, in realtà, vuole sapere il motivo di quel tragico gesto, ma tutti ne decantano le lodi.

E così uno stuolo di politici, preti e parenti cercano in tutti i modi di convincere il disoccupato Antonio a candidarsi in Parlamento, a discapito di una morale che dovrebbe essere insita nell’uomo di potere. Candidarsi alla Camera, diventare onorevole vuol dire, invece, entrare in affari con lo Stato, sovvertire l’ ordine dell’ umanità, cacciare gli orfani e i bisognosi dalla vita sociale per garantire un benessere personale, un guadagno immediato. Tutto nel nome di un padre che ha dato la vita per denunciare un sistema. E Antonio, a metà del suo percorso di vita, va in crisi. Come può un eterno adolescente decidere se il mondo è giusto o sbagliato? Come può sopportare il peso di una tale responsabilità, lui che fugge da qualsiasi  pensiero nella vita? Ci riuscirà grazie a due personaggi positivi: la sua compagna Mara ( Rocio Munoz Morales) e Nicolino, un uomo reso pazzo dal sistema ma che rivelerà la forza dei veri sentimenti. “Di’ che ti manda Picone”, grazie alla penna di Elvio Porta che Biagio Izzo ha voluto ricordare alla fine dello spettacolo, è una storia che entra nel cuore dello spettatore per il tentativo di rappresentare il peso della condizione umana.

La vita è un ciclo che passa di padre in figlio e Antonio riuscirà a diventare uomo soltanto quando accetterà il ruolo di padre. Nel figlio che Mara aspetta da lui c’è la speranza di un mondo migliore. E non importa se ciò può accadere solo a teatro, per due ore si ha la sensazione che  qualcosa ancora possa cambiare.

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