Ospedale di Roccadaspide, la testimonianza di una donna sull’importanza del presidio

Katiuscia Stio
Ospedale di Roccadaspide

“Mio marito è salvo grazie alla disponibilità ed umanità dei medici”

ROCCADASPIDE. Ennesima conferma dell’ importanza di un presidio ospedaliero nel Comprensorio Alburni Calore Salernitano.

La testimonianza è di una cittadina di Sacco, Gaetana Rizzo, che racconta le difficoltà incontrate, e a rischio anche della vita stessa, per poter prestare soccorso e curare un proprio familiare.
Nella giornata del 26 dicembre, u.s., F. D. C., 50enne, è stato colto da uno svenimento improvviso. Immediata la richiesta di soccorso al 118 da parte della moglie. L’autoambulanza del 118 non poteva arrivare in tempi utili in quanto impegnata in un altro soccorso.

La donna si rivolge ad Angelo Saggese, amico di famiglia e medico di base, che ha prestato le prima cure in emergenza, e con il quale decide di agire autonomamente utilizzando la propria auto per trasportare direttamente il marito presso l’ospedale più vicino, ovvero il presidio di Roccadaspide. Sul tratto di strada, all’altezza di Bellosguardo, sono stati raggiunti dall’ambulanza che però era sprovvista di medico a bordo. Giunti al pronto soccorso, in seguito ad una tac, i sanitari scoprono un’ emorragia interna, avanzata, vicino alla milza. L’uomo risultava in imminente pericolo di vita. Dapprima i sanitari riferiscono che presso il presidio non è possibile procedere all’intervento chirurgico che avrebbe salvato la vita del paziente, arrestando l’emorragia in corso. Considerato il caso disperato immediata è stata la disponibilità del primario del reparto di chirurgia, dott. Pantaleo De Luca, il quale non era nemmeno al momento in servizio, ad effettuare il delicato intervento chirurgico che , di fatto ha salvato la vita all’uomo. Il primario è stato coadiuvato nell’ intervento dal dott. Di Pace, medico di turno presso il pronto soccorso. La signora Gaetana Rizzo ringrazia di cuore i medici del presidio ospedaliero di Roccadaspide, per la loro umanità e disponibilità, nonché lo stesso dottore Angelo Saggese, perché grazie al loro tempestivo intervento e al loro coraggio, hanno salvato la vita del marito, il quale molto probabilmente non avrebbe fatto in tempo a raggiungere un altro presidio ospedaliero.
La vicenda dimostra che non è comprensibile ed accettabile il fatto che in un Comprensorio di circa 600 km2, vi sia una sola postazione fissa del 118 con ambulanza di tipo A, ovvero un mezzo di trasporto infermi con medico rianimatore e infermiere a bordo. Inoltre è di immediata evidenza la situazione assolutamente drammatica in cui versano migliaia di cittadini della valle in quanto l’unico presidio ospedaliero della zona non è più abilitato a trattare casi in emergenza-urgenza, ovvero i così detti codici rossi. In pratica tutti gli interventi legati alle emergenza cardiologiche, neurologiche, traumatologiche e alle altre patologie che determinano un imminente pericolo di vita dei pazienti, vengono dirottati pressi altri presidi ospedalieri.

In molti casi il fattore tempo la disastrata viabilità del comprensorio e la disorganizzazione dei mezzi di trasporto in emergenza urgenza possono provocare, o hanno gi provocato, il decesso di pazienti che andavano tratti nell’immediatezza del fatto e presso il presidio ospedaliero più vicino, ovvero quello di rocca.
Tale situazione è la logica conseguenza di un disegno di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale che di fatto mortifica e penalizza le realtà più interne ed isolate del territorio campano. Nella Valle del Calore Alburni tale disegno ha già cominciato a fare sentire i propri effetti ed è stato solo grazie alla buona volontà e alla disponibilità, anche oltre le proprie competenze, di alcuni medici generici ed ospedalieri che, di fatto, è stato possibile evitare l’ennesima morte legata alla situazione dell’ assistenza ospedaliera sul territorio.

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