Vallo di Diano: ingegnere condannato a restituire 115mila euro alla Comunità Montana

Erminio Cioffi

La condanna da parte della Corte dei Conti é arrivata in seguito all’irregolare aggiudicazione di un appalto

Padula – Un ingegnere che esercita la professione nel napoletano è stato condannato dalla Corte dei Conti al risarcimento di un danno pari a poco più di 115mila euro in favore della Comunità Montana Vallo di Diano. Danno frutto dell’aggiudicazione fatta in modo non regolare dei lavori per la realizzazione di un impianto di depurazione nell’ambito del programma di accelerazione degli investimenti privati della Comunità Montana Vallo di Diano. Opera che, stando a quanto stabilito dai magistrati contabili, è stata realizzata ad un prezzo sensibilmente maggiore rispetto alle effettive esigenze. La condanna era arrivata in primo grado nel 2014 da parte delle sezione giurisdizionale della Campania e nei giorni scorsi è stata confermata anche in appello. Tutto ha inizio 36 anni fa, nel 1981, quando l’ente montano approva e finanzia il progetto relativo al II stralcio del Programma di accelerazione degli investimenti privati di Polla – Atena Lucana. Nel 1988 viene nominata la commissione giudicatrice formata da due tecnici, tra questi l’ingegnere condannato e da due assessori, per l’affidamento dei lavori. Nel 1991 viene stipulato il contratto con una delle quattro imprese che avevano partecipato alla gara e dall’indagine emergono due profili di illegittimità: l’attraversamento della linea ferroviaria inattiva Sicignano – Lagonegro sui luoghi delle opere appaltate; sproporzione dei prezzi dei macchinari rispetto al costo di fornitura e messa in opera e una consistente riduzione della capacità operativa dell’opera a fronte della quale non v’era stata adeguata valutazione da parte della commissione. Nella sentenza di I grado, confermata poi in appello viene evidenziato “che le somme pagate per il depuratore risultano sproporzionate rispetto al valore intrinseco dello stesso che, di fatto, è idoneo a smaltire il 43% in meno di liquami rispetto al progetto posto a base d’asta”. A fronte di un costo pari 2 miliardi e 847 milioni delle vecchie lire proporzionato su un impianto idoneo a smaltire 4,9 milioni di litri al giorno, lo stato finale dei lavori risalente al 13.12.1995 riportava una spesa di 2 miliardi e 943 milioni di lire per un impianto idoneo a smaltire 2,24 milioni di litri. E, quindi, a sostanziale parità di prezzo era stato realizzato un impianto di capacità pressoché dimezzato e ciò è stato addebitato proprio alla maldestra gestione della gara da parte della commissione giudicatrice.

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