Parco e Università insieme per un progetto contro gli incendi boschivi

Redazione Infocilento

Si punta ad una collaborazione cooperativa nell’antincendio e ad avviare azioni strategiche

Fronte comune contro gli incendi. Con questo obiettivo nasce il progetto “Gestione Integrata Forestale per l’Anti Incendio Boschivo nelle Aree Protette” che vedrà Sma Campania in partenariato con l‘Università della Campania Luigi Vanvitelli ed il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni proporre un nuovo approccio alla problematica Aib (Anti Incendio Boschivo).

Il progetto risponde ad un bando della Regione relativo alla cooperazione e che troverà la sua realizzazione attraverso lo sviluppo e l’esecuzione di attività di animazione ed informazione sul territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. L’obiettivo di tale progetto è quello di estendere il concetto di collaborazione cooperativa nell’antincendio, agli Enti Territoriali, ai Carabinieri Forestali, alla Protezione civile, alle Associazioni di volontariato e ambientaliste e, non ultimi , ai semplici cittadini, sensibilizzando e coinvolgendo in un’azione concertata di tipo unitario, i diversi anelli di una vera e propria, costituenda, filiera dell’Aib.

Oltre a questa componente di tipo organizzativo, gli ulteriori aspetti originali del progetto riguardano un ampliamento di prospettiva che prevede di integrare la classica lotta attiva agli incendi con articolate azioni di prevenzione. Le modalità per l’applicazione di questa idea passano per la costituzione e l’operatività di un team di progetto che, come previsto dall’Unione Europea, ha come fine lo sviluppo di un Progetto Operativo di Innovazione (POI). Nel caso del progetto proposto, l’operatività è incentrata intorno a due tecniche meglio note, rispettivamente, come “Fuoco prescritto” e “Pascolo prescritto”. E’ scientificamente provato che “Fuoco prescritto” e “Pascolo prescritto”, se opportunamente progettati ed implementati, rappresentano delle efficaci attività di gestione forestale che possono affiancare, se non in alcuni casi sostituire, la classica gestione selvicolturale preventiva, offrendo anche nuove opportunità di reddito a territori, come le aree protette, che possono così vedere coniugato il concetto di “utile” al concetto di “bello” che le caratterizza.

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