Cilento: ‘l’acqua non si tocca’. Raccolta firme per mantenere in capo all’ente la gestione del servizio idrico

Gennaro Maiorano

Scatta la petizione. Cittadini dicono “no” al trasferimento del servizio a Consac

NOVI VELIA. Scoppia la polemica nel comune cilentano per l’avvio dell’iter, da parte del commissario prefettizio, per trasferire la gestione dell’acqua alla Consac. I cittadini, infatti, hanno deciso di avviare una raccolta firme da inviare all’all’EIC (Ente Idrico Campano), al comune, alla Prefettura di Salerno e al Ministero Degli Interni, per fermare il trasferimento della gestione del servizio idrico.

Tutte le criticità del passaggio a Consac della gestione dell’acqua sono state evidenziate nell’ambito di un convegno tenutosi lo scorso 9 settembre. Il trasferimento delle competenze, secondo relatori, potrebbe determinare taluni disagi: in primis il fatto che i cittadini diventerebbero semplici utenti, il secondo è che si rischierebbe di subire i disagi che già altri comuni sotto la gestione consortile stanno vivendo. Soprattutto, però, il rapporto costi/benefici sarebbe fallimentare per i cittadini.

Secondo gli intervenuti, inoltre, il Comune di Novi Velia non sarebbe tenuto dalla legge a trasferire le competenza in quanto vive una situazione del tutto anomala: pur avendo un approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente pregiate; sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette, attualmente è sprovvisto, dei contatori, della tariffa differenziata e della carta dei servizi. Tutto questo è stato valutato dal solo Commissario Prefettizio come elemento di esclusione per poter utilizzare la clausola di salvaguardia prevista dalla D.Lgs. 152 dell’aprile 2006 all’art. 147 comma 2 – bis. Quest’ultimo escluderebbe gli obblighi previsti dalla legge in talune specifiche circostanze, nello specifico nei comuni che presentano contestualmente le seguenti caratteristiche: “- approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente pregiate; – sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette ovvero in siti individuati come beni paesaggistici ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; – utilizzo efficiente della risorsa e tutela del corpo idrico”. Spetterebbe l’ente di governo d’ambito territorialmente competente provvede all’accertamento dell’esistenza dei requisiti indicati dalla norma.

Di qui la richiesta all’EIC, al Presidente della Regione Campania, al Ministro dell’Ambiente ed al presidente della Repubblica, attraverso la petizione, di provvedere all’accertamento dell’esistenza dei requisiti necessari affinché la gestione dell’acqua resti in forma autonoma.

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