19 anni fa moriva Lucio Battisti, nel Cilento il suo buen retiro

Antonella Agresti
Lucio Battisti

Nel Cilento trascorse parte dei suoi ultimi giorni di vita

PISCIOTTA Saranno state le distese azzurre e le verdi terre, o forse un tuffo dove l’acqua è più blu a far innamorare Lucio, ma non v’è alcun dubbio che la struttura turistica San Carlo, nella frazione di Caprioli, era diventata per lui un vero e proprio buen retiro. Nella tranquillità offerta dallo splendido angolo cilentano Battisti volle trascorrere qualche settimana – quando già le sue condizioni di salute non lasciavano presagire nulla di buono – prima di quel tristissimo 9 settembre 1998. Il cantante tornò così un’ultima volta nel luogo che spesso aveva scelto come meta di vacanza. Non è mai stata fatta chiarezza sulla effettiva malattia di Battisti. Nel bollettino medico ufficiale  si dichiarò che la morte era sopraggiunta in un “quadro clinico severo fin dall’esordio”; molti parlarono di un linfoma maligno ai danni del fegato, altri di glomerulonefrite, una patologia infiammatoria dei reni. Quel che è certo è che la sua scomparsa, all’età di 55 anni, lasciò un vuoto non più colmabile nella musica italiana di cui era divenuto un gigante.

Dopo gli esordi come autore e il sodalizio con Mogol, fu proprio grazie a quest’ultimo che si convinse a credere anche nelle proprie doti vocali e ad esordire come solista nel 1966 con il brano Adesso sì. Tra gli artisti che maggiormente beneficiarono del lavoro autoriale di Battisti-Mogol, ci furono sicuramente gli Equipe 84: quel 29 settembre rimane una delle date più fauste della storia musicale italiana. Ma la vera svolta arrivò  per Lucio nel 1969: Un’avventura, Non è Francesca, Acqua Azzurra acqua chiara, Dieci ragazze, Mi ritorni in mente, 7:40 e il suo primo album, Lucio Battisti, furono tutti successi di quell’anno, divenuti poi veri e propri pezzi da antologia, così come si conviene all’opera di un poeta. L’elenco di canzoni intramontabili, tuttavia, era destinato ad allungarsi. Tre generazioni sono, fin qui, cresciute con la musica di Battisti che continua ad essere oggetto di riletture e re-interpretazioni. La novità delle sue canzoni fu tutta in quella che qualche critico ha definito la “sprovincializzazione” della musica italiana diventata finalmente e veramente pop. Con Lucio Battisti la canzone italiana si allineò agli standard anglo-americani senza rinnegare, però, quel tratto melodico proprio del Bel Paese. Nella sua recente visita ad Agropoli, Mogol ha dichiarato che la forza delle canzoni di Battisti risiedeva nelle sue musiche, nell’originalità della cifra compositiva e della sua voce. Una musica nuova – dunque – fatta di accordi semplici ma di esecuzioni virtuose e sempre diverse, frutto di una costante volontà di rinnovamento.

Oggi, a distanza di più di quarant’anni, la musica di Battisti sa ancora di fresco, come fiori rosa appena sbocciati; si riscopre ancora giovane, in un paio di bionde trecce; è ancora un canto libero capace di regalare emozioni.

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