Erosione costiera, Legambiente: fermare subito il Grande progetto del litorale di Salerno

Comunicato Stampa

Il blitz di Goletta Verde contro il rischio di artificializzazione di 40 chilometri di costa salernitana da Pontecagnano ad Agropoli

Goletta Verde contro il rischio di artificializzazione di 40 chilometri di costa salernitana che vanno da Pontecagnano ad Agropoli a causa della ripresentazione del Grande Progetto “Interventi di Difesa e Ripascimento del Litorale del Golfo di Salerno”.

Questa mattina gli attivisti di Legambiente hanno protestato contro il primo stralcio di interventi previsti, esponendo lo striscione “Giù le mani dalla costa”, durante un flash mob presso la spiaggia libera di Pontecagnano, in località Magazzeno, mentre al largo, dalla Goletta Verde, veniva issato l’esplicito messaggio “Che vergogna!”.
Con una Delibera della Giunta Regionale della Campania del 23 maggio scorso, infatti, è stato infatti affidato alle strutture preposte l’attuazione degli interventi relativi ad un primo stralcio del Grande Progetto, consistente nella realizzazione di un sistema a celle dalla foce del Picentino al litorale Magazzeno a Pontecagnano per un importo pari a circa 29 milioni di euro dei 70 milioni totali. Rimandando il completamento del progetto agli esiti del monitoraggio che dovranno essere effettuati a conclusione di questo primo stralcio.

“Provincia e Regione corrono imperterriti, senza porsi adeguate domande su quale sarà l’efficacia e soprattutto quali saranno gli impatti di questo massiccio intervento – commenta Mariateresa Imparato, della Segreteria di Legambiente Campania -. Da anni protestiamo contro questo tipo di interventi. Pensavamo che il pericolo per la nostra costa fosse ormai scongiurato, invece occorre ancora oggi occorre prestare la massima attenzione affinché le risorse comunitarie non vengano investite per interventi che già altrove si sono dimostrati fallimentari e che la stessa Unione europea sconsiglia. Se davvero si vuole affrontare il problema della fascia costiera non si possono più mettere in campo metodi da compartimenti stagni – conclude Imparato -. Non si può affrontare il problema dell’erosione, senza tenere a mente quello della mancata depurazione delle acque, dello stato del sistema dunale, della biodiversità della fascia pineta, dell’abbandono della pista ciclabile, delle potenzialità dell’agricoltura e dei servizi per i lavoratori che quelle zone vivono”.

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