Agropoli scende in campo contro il randagismo

Antonella Capozzoli

Adottati provvedimenti per garantire sicurezza ai cittadini e benessere agli animali

Il fenomeno del randagismo, in Italia, è diventato un vero e proprio problema sociale. Si calcola, infatti, che ogni anno vengono abbandonati circa 80.000 gatti e 50.000 cani: l’80% di questi animali sono a rischio maltrattamenti, fame e incidenti stradali. La percentuale più alta di abbandono si registra nel periodo estivo: si parla del 25/30% , 600 al giorno. Nel 2016, nel brevissimo periodo che va dal 30 maggio al 2 giugno, sono stati segnalati al telefono dell’ AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) 361 casi di abbandono, registrati soprattutto al Sud, in Puglia e Campania.

Nel nostro territorio, la criticità della situazione è ancora più evidente e comporta un pericolo concreto per uomini e animali. Non è raro che i cittadini, per eliminare, letteralmente, il problema, decidano di agire contro la legge, avvelenando i poveri randagi, colpevoli soltanto di aver avuto padroni irresponsabili. Ad Agropoli, i militari del gruppo cinofili antiveleno sono intervenuti nella zona del porto turistico per rintracciare eventuali bocconi avvelenati, e la perlustrazione, promettono, sarà pressoché quotidiana.

Il Comune di Agropoli, da parte sua, ha deciso di adottare una serie di provvedimenti per garantire la sicurezza dei cittadini e il benessere degli animali: i volontari, che operano sul territorio senza scopo di lucro e in modo professionale e responsabile, hanno piena autorizzazione a svolgere l’attività di assistenza e recupero dei randagi; l’Amministrazione si impegna a presentare nuovamente richiesta di finanziamento per la creazione di un canile comunale che possa ospitare i poveri animali, coinvolgendo l’ ASL competente perché il lavoro dei volontari sia quanto più possibile facilitato. Infine, si intende verificare con gli uffici la disponibilità sul territorio, anche dell’Unione dei Comuni Alto Cilento, di una struttura adeguata ad accogliere i randagi.

Queste misure, certamente necessarie, dovrebbero essere, però, sostenute da un’educazione all’empatia e al rispetto verso gli animali, esseri senzienti capaci di soffrire l’abbandono, la fame e l’indifferenza da parte di chi avrebbe dovuto garantire loro affetto e protezione.

Condividi questo articolo
Exit mobile version