Omicidio Maria Dorotea De Sia: la famiglia chiede giustizia

Redazione Infocilento

Procura ha presentato ricorso contro la sentenza per la morte della giovane, ancora non è stato fissato l’appello

Nel novembre 2015 tribunale di Trani ha condannato a tre anni di carcere, più ritiro della patente e interdizione dai pubblici uffici, Pantaleo D’Addato il 36enne che il 13 maggio 2014 era al volante dell’auto che si schiantò contro un palo provocando la morte della 26enne Maria Dorotea Di Sia. La giovane vittima, originaria di Santa Marina e studentessa nel Vallo di Diano, si era trasferita con la famiglia in Puglia e studiava presso l’accademia delle Belle Arti di Brera a Milano.

Il 13 maggio del 2014 era a bordo dell’Audi A6 condotta da Pantaleo D’Addato, insieme a loro c’erano anche altre 3 persone, rimaste ferite. Il giovane alla guida, in seguito alle analisi effettuate in ospedale, evidenziò un tasso alcolemico superiore al limite massimo previsto dalla legge ed aveva nel sangue due tipi di droga: cannabis e cocaina. Il tribunale lo ha condannato per la morte della giovane cilentana.

Dopo la sentenza la Procura di Bisceglie presentò ricorso ma da allora non c’è stata alcuna risposta. Ora i familiari chiedono attenzione. Non è stata ancora fissata la data dell’appello ma la battaglia va avanti. «Lottiamo per nostra figlia, per tutte le vittime della strada per far sì che persone come quelle che ha ucciso nostra figlia non possano più guidare un’auto. Non ha mai mostrato segni di pentimento rivela Di Sia e mai chiesto scusa così come mai ha fatto un giorno di carcere nonostante quello che ha fatto. È un terrorista della strada», ha detto il papà di Dorotea, Donato, a Il Mattino.

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