Pasqua a tavola, un po’ meno religiosa ma sicuramente più attuale

Bruno Sodano
Pastiera

Pasqua a tavola: religione o tradizione ?

Ciò che rende viva una festa è il suo significato. Se è vero che il mondo è bello perché è vario, ognuno vive le festività a modo proprio, in base a ciò che sente. Ma cosa ci spinge a riunirci puntualmente ad ogni festività? La risposta, a mio avviso, è solo una: La tradizione.

Ogni festa ha la sua storia, che sia vera o no, quel che conta è che si mantiene viva dentro ognuno di noi. Che cos’è, realmente, la Pasqua? A Natale tutti festeggiamo la nascita di Gesù, ma a Pasqua, realmente cosa festeggiamo ? La resurrezione di Cristo o, forse, festeggiamo la nostra? Mi spiego. La Pasqua Cristiana capita la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Questa è la stagione che rappresenta da sempre, e non per tradizione, ma come dato di fatto, una vera e propria rinascita della terra dopo il freddo inverno. Scrivendo la mia rubrica ” Pasqua fra gusto e tradizioni ” ho dovuto arricchire molto il mio bagaglio di informazioni su questa festività, sia a livello culinario che a livello religioso. Fra i mille aneddoti e le tante storie alla base c’è sempre la stessa risposta: il voler tramandare una tradizione che parla di un popolo. Le tradizioni nascono nei piccoli paesi, molti di campagna, dove le persone vivono ” la famiglia ” ( Non a caso agriturismi e piccoli centri sono fra le mete preferite durante questo periodo) Nascono da chi aveva poco e viveva di stenti e sacrificio. L’abbondanza esasperata che traspare durante le feste di Pasqua nasce dal fatto che prima, le persone, mangiavano quello che la terra offriva e si aspettava la festa per poter magiare tutti quei prodotti grassi e costosi che non potevano permettersi durante il resto dell’anno. Le materie prime che si usano in maniera esagerata hanno un’origine umile ma con significati molto importanti. Fra i prodotti più consumati ci sono le uova, simbolo di vita e riproduzione; la farina, simbolo di forza; la ricotta che è la ricchezza del pastore. In ogni ricetta c’è profumo di arancia, la massima espressione della terra del sud e del sole. Una visione molto folcloristica ma sicuramente attuale. A Napoli ci sono addirittura i giorni stabiliti per mangiare alcuni piatti, ad esempio, il giovedì santo, è zuppa di cozze. L’agnello trova origine nella Pasqua ebraica o Pesach ma abbonda nelle tavole delle case cristiane e, in ogni regione, viene preparato in modo differente sfruttando i propri prodotti di punta. Questa è la chiave per poter conoscere un popolo ed è questo lo scopo del viaggiatore: arricchirsi vivendo come farebbe un personaggio del luogo, evitando tutto ciò che è standardizzato. Ricerca solo ed esclusivamente quello che è locale e la massima espressione di un popolo trova vita nella tradizione. Nel primo articolo dedicato alla Pasqua c’è un piccolo excursus di alcuni dei piatti più tipici che vengono proposti in ogni regione e abbiamo documentato con ricette e video ricette le origini di alcune con relativa preparazione. Sicuramente troviamo come regina indiscussa, a livello nazionale, la famosa pastiera napoletana. Penso che la sua fortuna non sia stata solo la sua immensa bontà ma molto lo si deve al fatto che i 7 ingredienti che la compongono sono la rappresentazione più vera della Pasqua. Poi si sa, al Sud, le tradizioni e le credenze popolari sono più radicate. In ogni caso penso che non ci sia cosa più bella che darsi appuntamento con una tradizione. E le cose belle di fanno sempre con le persone che si amano ed è proprio questo il vero senso della Pasqua: passare una bella giornata, con la nostra famiglia, in campagna, mangiando una fetta di casatiello in attesa di un bel piatto di ravioli fatti rigorosamente a mano, ripieni di cacioricotta di capra e conditi con sugo fresco, carne arrostita al momento e tante patate, di casa, fritte. Il tutto annaffiato da vino rosso paesano respirando aria sana in pieno contatto con la natura. Ecco è così che, secondo me, si rinasce davvero.

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