L’allarme dei pescatori cilentani: Alici di Menaica a rischio

Arturo Calabrese

Le Alici sono il primo Presidio Slow Food del Parco e il Governo lo sta mettendo a rischio

I pescatori cilentani non possono ancora dormire sogni tranquilli. Dopo la lunga battaglia contro la volante monobarca accusata di depredare i mari del Cilento e distruggere l’economia della piccola pesca si presenta oggi un nuovo grande ostacolo per chi di questo comparto economico ha fatto il proprio lavoro. Qualche mese fa, la  discesa in campo del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni nella persona del presidente Tommaso Pellegrino, e l’interessamento alla questione di tanti sindaci, parlamentari, europarlamentari e associazioni, hanno fatto segnare un primo punto in favore dei pescatori, i quali hanno ottenuto l’importante risultato di aver fatto pervenire al Governo le loro preoccupazioni.

A distanza di poco tempo, però, ci sono nuovi problemi. L’ultimo grave episodio, in ordine di tempo, è accaduto la notte scorsa: una motovedetta della Guardia di Finanza ha bloccato un peschereccio specializzato nella pesca di Alici di Menaica, fuori legge a causa di un cavillo: le reti per le Alici di Menaica, piccole e molte fragili, vengono considerate dal Governo nella categoria detta “ferrettara”, la stessa delle reti per i pescispada, esponenzialmente più grandi, forti e molto più redditizie. Per pescare con questa categoria di reti è necessario un particolare permesso che, ovviamente, i piccoli pescatori non hanno. A denunciare questo vero e proprio difetto legislativo è Donatella Marino, titolare di un laboratorio di trasformazione delle alici a Pisciotta.

«Due metodi di pesca antitetici vengono considerati per legge simili – spiega – tra le reti per le alici e quelle per i pescispada ci sono delle differenze abissali ma sono inserite nella medesima categoria. In questo modo quello che è il primo presidio Slow Food del Parco del Cilento è messo a dura prova e, se le cose non dovessero cambiare, è destinato a sparire». Donatella Marino si fa portavoce delle inquietudini dei pescatori: «l’economia dell’intero comprensorio – aggiunge – si basa anche sulla pesca ma, se alle già tantissime difficoltà si aggiunge anche un difetto nelle intricate trame della burocrazia, si arriva a dover affrontare troppi ostacoli che diventano poi insormontabili. Le Alici di Menaica sono per noi cilentani un’identità, un pezzo della nostra storia. Erano già conosciute ai tempi degli antenati Greci, così come le barche e le reti utilizzate per pescarle. Una tradizione – continua – che arriva da lontano, che fa parte del nostro patrimonio culturale e che, per una legge sbagliata, potrebbe sparire per sempre».

Le Alici di Menaica sono il più importante  Presidio Slow Food del Parco e per questo motivo al fianco dei pescatori scende in campo anche Assunta Niglio, Referente Condotta Gelbison per Slow Food Italia: «La situazione non è delle migliori – dice – e ancora una volta ci troviamo ad affrontare un grosso problema. Un problema che è, sì, legato alla pesca ma che non deve essere visto come settoriale, bensì riguardante tutto il territorio. La pesca artigianale è la ricchezza di tutti, una tradizione antichissima che è rimasta immutata nei secoli e sarebbe un abominio se oggi dovesse finire in questo modo. Occorrerebbe avviare una procedura di deroga per l’utilizzo di quest’antica rete ed è necessaria, quindi, un’azione di forza da parte di tutti, soprattutto della politica per far arrivare ai piani alti le nostre semplici e legittime richieste. È una battaglia che possiamo vincere – continua – così come abbiamo vinto, non senza fatica, quella contro la monobarca. Dobbiamo batterci insieme per difendere la nostra ricchezza»

Condividi questo articolo
Exit mobile version