Le opere del cilentano Guerino Galzerano nel catalogo del Museo della Follia di Vittorio Sgarbi

Antonella Agresti

La mostra allestita a Salò proseguirà fino al 16 novembre

CASTELNUOVO CILENTO. Le opere architettoniche del contadino Guerino Galzerano sono state scelte da Vittorio Sgarbi per essere inserite nel catalogo del suo Museo della Follia. La mostra, allestita a Salò e aperta dall’11 marzo al 16 novembre, esplora il tema della follia nell’arte attraverso le opere di donne e uomini che hanno sperimentato il dolore, la solitudine, la sofferenza e l’umiliazione.

Guerino Galzerano, classe 1922, ha conosciuto l’orrore della Grande Guerra e, contestualmente, la malattia del tifo che ripetutamente lo ha portato ad un passo dalla morte tanto da fargli ricevere per tre volte l’estrema unzione. La drammaticità di questi eventi lo segna irreversibilmente al punto che, tornato in paese, comincia ad essere additato come strano, diverso, forse pazzo.  Nel 1949 un’accusa di omicidio mai provata gli costa tre anni di carcere. Guerino sperimenterà una seconda volta la reclusione nel 1970 dopo aver ferito la madre del presunto amante della moglie Teresa e dopo aver ucciso un’amica di quest’ultima ritenuta da lui responsabile del chiacchierato tradimento a suo danno. E’ in seguito a questi fatti che il contadino di Castelnuovo trascorre sette anni nel manicomio criminale di Aversa dove comincia a realizzare le sue prime opere musive realizzate con ciottoli. Tornato nel suo paese,  ormai solo dopo l’abbandono della moglie a causa degli eventi delittuosi, Guerino si dedica completamente alla sua arte rivestendo di ciottoli qualsiasi cosa: la facciata esterna della sua abitazione sita in via Roma, gli ambienti interni della stessa che si trasforma in una sorta di caverna dove tutto, dalle mensole ai portabottiglie, è ricoperto di piccoli sassi. Ma Guerino non si limita a tappezzare spazi e oggetti già esistenti; nel suo giardino crea sculture, erige colonne ed archi e vi posiziona enormi oggetti d’arredo rigorosamente di pietra. Con la stessa tecnica edifica la sua tomba nel cimitero del paese che nella sua monumentalità si distingue chiaramente da tutte le altre. Non pago, nel podere Santa Caterina – un’area di circa cinquemila metri quadri di proprietà della moglie – Guerino costruisce l’opera forse più straordinaria: un castello completo di torri e un trionfale arco di ingresso. La particolarissima arte di Galzerano mostra un innegabile legame con i patimenti di una vita: lo strato di ciottoli che ricopre qualsiasi cosa lo circondi ha la stessa funzione di un grande cerotto sull’anima che lenisce, nasconde, protegge. Di grande significato  anche le parole che Guerino ha fissato su una lastra di marmo in bella mostra all’esterno della sua abitazione: ” Se distruggono la casa, ricostruitela. Se bruciano il vostro grano, seminatelo. “

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