Vicenda Palazzo Del Vecchio, Aprea risponde alle preoccupazioni dei cittadini

Arturo Calabrese

«Nessuna spesa da parte del Comune di Agropoli per il restauro di Palazzo Del Vecchio»

AGROPOLI. La notizia della concessione di una parte di Palazzo Del Vecchio, sito nel centro storico, da parte del comune di Agropoli alla Fondazione Vico ha fatto storcere il naso ad alcuni cittadini. Gli interrogativi di questi ultimi riguardano il metodo di acquisizione dell’Ente e la provenienza dei fondi necessari per la ristrutturazione dell’antica costruzione. Alcuni cittadini tramite i social networks hanno anche espresso perplessità sull’effettiva regolarità di tale concessione: «perché le sale di Palazzo Del Vecchio sono state assegnate alla Fondazione Vico senza passare per un bando pubblico? A tale bando avrebbero potuto partecipare anche altre associazioni che di sicuro potrebbero trarne beneficio».
A tutti i quesiti sollevati risponde il direttore della Fondazione Claudio Aprea, spiegando il perché della celerità di questa scelta: «Il Palazzo Del Vecchio, che il Comune ci ha proposto, necessita ancora d’interventi strutturali importanti, di cui la Fondazione si prenderà carico senza sottrarre nulla alle economie cittadine e rendendo, piuttosto, un servizio importante in termini di alti contenuti culturali fondamentali per il rilancio della nostra città – spiega – abbiamo avuto spinte ministeriali per la messa a dimora delle opere fuori dal Cilento. Ciò ha rappresentato per noi uno stato di massima urgenza ed emergenza che, tenuto conto dell’importanza reale delle opere in questione, riteniamo giustificabile e condivisibile non solo dagli amministratori ma dall’intera cittadinanza. Sono completamente d’accordo sul fatto che la cultura, le associazioni meritevoli e le iniziative aggreganti possano trovare una dimora in spazi pubblici o gestiti dal pubblico. Per ora prendiamo atto che uno stato di emergenza ha generato una soluzione rapida, senza impegni economici a carico dei cittadini e senza alcuna garanzia di stabilità. È una soluzione – aggiunge – precaria e costosa per la Fondazione, ma visti i pochi mezzi l’apprezziamo».
Il direttore pone poi l’accento sull’importanza di fare divulgazione della cultura: «Il nostro compito è quello d’investire in cultura senza se e senza ma, anche per attività temporanee. La speranza – continua – è che ciò possa fare strada ad una presenza stabile ad Agropoli. Non importa in quale palazzo, non importa se dovrà comportare altre spese al nostro Istituto. I consuntivi, in materia culturale, sono quasi sempre in rosso, come i preventivi. A crescere sono i bilanci delle ricadute, in questo caso di Agropoli e di noi tutti agropolesi. Cerchiamo di leggere questa opportunità con il giusto senso di appartenenza e con il secolare orgoglio cilentano. Potremmo scorgere tutti dei punti di vista più concilianti di quanto immaginiamo. Dobbiamo dare atto all’amministrazione comunale agropolese di aver fatto il possibile per risolvere le nostre problematiche e per aver regalato un ulteriore polo culturale ai suoi concittadini».

Il nuovo museo ospiterà opere di immenso valore incentrate soprattutto su Paestum e sui suoi templi: «Opere come il dipinto gigante dei templi di Paestum di F. L. Catel, la deposizione di Cristo, tela di dimensioni straordinarie, ritenuto il capolavoro di Paolo De Matteis, il libro mastro, unico originale con protezione ministeriale, delle incisioni del Piranesi, l’intera serie di incisioni relative al nostro territorio tratte dal Viaggio in Italia dell’Abbay di Saint Non, la collezione, unica, di vasellame e suppellettili di età magno-graeca, un dipinto del grande Van Der Vayden, una raccolta libraria di libri dal 500 all’800, la cartografia del nostro territorio dal 600 alla fine dell’800. Questa collezione – conclude Aprea – sarà incrementata con nuove acquisizioni intorno all’indirizzo di Agropoli come capitale storica del Cilento».

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