Amianto a Castellabate, botta e risposta tra l’assessore Di Luccia e l’Anpana

Arturo Calabrese

Continuano le polemiche sulla questione amianto. Di Luccia: «Si tratta di una strada privata», l’Anpana: «Se anche fosse, e non c’è nessuno cartello, il Comune ha degli obblighi»

CASTELLABATE. Botta e riposta tra l’Associazione Nazionale Protezione Animali Natura e Ambiente e l’assessore all’Ambiente del comune di Castellabate Domenico Di Luccia. La sezione salernitana dell’Anpana aveva denunciato la presenza di amianto da molti mesi lungo una strada che porta all’isola ecologica in località Maroccia nella frazione San Marco, documentando il tutto con numerose foto. L’assessore, sentitosi attaccato, ha replicato in modo molto piccato alla notizia attraverso il suo profilo privato di facebook: «Ancora una volta sono costretto a smentire delle falsità. Innanzitutto si parla di una strada privata – spiega lo zelante amministratore – così come l’area nella quale è stato abbandonato l’amianto. La presenza delle pericolose lastre è stata accertata anche da un sopralluogo dei vigili urbani di Castellabate in seguito ad una mia segnalazione. L’ufficio ambiente, di cui è responsabile l’architetto Maurizio Forziati, è stato informato della situazione e ha provveduto ad emettere  apposita ordinanza con la quale si è intimato al proprietario del fondo la rimozione del materiale inquinante»

«Qualora ciò non dovesse avvenire e quindi il proprietario del fondo essere negligente  – aggiunge Di Luccia – il comune di Castellabate interverrà in danno denunciando alle autorità competenti il grave reato». Le guardie ecozoofile non ci stanno e replicano: «La strada è aperta al pubblico e non vi è alcun cartello che ne indichi la  proprietà privata – spiegano – i depositi  di amianto sono due, uno già segnalato che giace ancora lì, con tanto di water e a qualche metro dall’ingresso alla discarica, in suolo privato – aggiungono – ma l’altro? Detto ciò a noi non è arrivata nessuna comunicazione né del sopralluogo né dei provvedimenti presi, nei termini di legge fissati entro 30 giorni dalla segnalazione ufficiale. Il tutto – concludono – mentre si continua a minare la salute dei cittadini»

 

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