La denuncia di una giornalista napoletana: “Ad Acciaroli la giustizia è morta insieme ad Angelo Vassallo”

Redazione Infocilento

Luciana Esposito: racconta la sua esperienza nel centro cilentano

Soltanto poche settimane fa un pusher “in pensione” aveva delineato sulle pagine del giornale on line Napolitan un’immagine non certo edificante di Acciaroli, un luogo conteso dai clan camorristici, piazza ambita per lo spaccio di droga e terreno fertile per la criminalità a causa, a suo dire, anche degli scarsi controlli. Parole che fecero scalpore e destarono sorpresa in molti, scalfendo l’immagine di un territorio, da sempre descritto come un’isola felice. Ora un nuovo fulmine a ciel sereno si abbatte sulla località cilentana. A minare nuovamente l’immagine di Acciaroli la testimonianza di una giornalista napoletana, Luciana Esposito, la direttrice di Napolitan, che questa volta descrive la sua esperienza personale nel centro cilentano in cui ha trascorso le sue vacanze per anni e dove si trovava anche nella tragica estate in cui è stato ucciso Angelo Vassallo.

Una “morte ingiusta” viene definita quella del sindaco Pescatore, ma non l’unica morte ingiusta negli ultimi anni. La giornalista napoletana, infatti, fa riferimento ad altre persone morte in quel posto, ammalate di tumore, causato da un male oscuro che colpisce con percentuali troppo alte. Così, se da un lato Acciaroli è la terra dei centenari, dall’altro ” Il tasso di mortalità legato all’insorgenza dei tumori accresce di anno in anno”.

La giornalista ipotizza la presenza di “traffici di rifiuti tossici tra colline e mare”, un bisness per la criminalità insieme a quello della droga. Su queste due ipotesi si è soffermata Luciana Esposito durante il suo soggiorno ad Acciaroli e, secondo quanto denuncia, per questo sarebbe stata più volte minacciata (“È meglio se qua ci vieni solo a farti i bagni”). Alle parole, poi, sarebbero seguiti i fatti con l’auto della giornalista vandalizzata.

“La mia presenza era sgradita a qualche acciarolese e la caterva di multe che mi sono pervenute a distanza di tre mesi, paradossalmente, rappresenta l’amara conferma”, spiega Luciana Esposito. “L’unico ad avermi teso la mano è stato Antonio Vassallo, il figlio di Angelo”, spiega.

“Le ho pagate tutte quelle multe, perché alla mia dignità attribuisco un valore inestimabile che non può essere svilito da poche centinaia di euro, ma è vergognoso che venga ancora permesso a certi comuni di fare cassa sulla pelle dei cittadini che per non incappare in guai con Equitalia o nell’onerosa seccatura della procedura legale, si vedono costretti a praticare una “beneficenza forzata”, evidenzia Luciana Esposito che nel suo sfogo fa un’amara constatazione: “tutto ciò mi ha fatto capire che la verità sulla sua morte, non verrà mai a galla, perché il senso di giustizia, di Acciaroli e ad Acciaroli, è morto con Angelo Vassallo”.

“Ho rischiato di più mentre ero in vacanza ad Acciaroli ad agosto che durante la mia vita ordinaria, quando, quello stesso desiderio di giustizia, mi porta a misurarmi con la camorra napoletana”, conclude laconicamente la giornalista.

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