Non solo castagne: il 2016 sarà un anno nero anche per l’olio

Luisa Monaco

Cali di produzione del 50%

Tempi duri per l’agricoltura del Cilento, ma più in generale dell’intera Provincia di Salerno. Se nei giorni scorsi è stato lanciato l’allarme per la produzione delle castagne, con diversi comuni che hanno chiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale, problemi si registrano anche per l’olio, la cui produzione cala sensibilmente. Colpa delle condizioni meteo ma pure della mosca dell’olivo e della tignola, che quest’anno anno attaccato le piante, oltre che del sovraccarico dello scorso anno che si è trasformato in un boomerang.

Così nel 2016 da Sapri a Positano il calo sarà perlomeno del 50 per cento rispetto alla media degli ultimi anni e ai numeri da record del 2015. Tradotto in soldoni significa che dai 25mila quintali ottenuti lo scorso anno, si passerà ai 9 mila di quest’anno, contro una media di 18 mila quintali. Il danno economico, per tutta la filiera, è rilevante in quanto, come evidenzia Coldiretti «l’olio è un settore che presenta le più importanti opportunità per il territorio, sia in termini economici e occupazionali che di difesa del suolo». Anche perché i produttori della provincia di Salerno, nella maggior parte dei casi, imbottigliano in proprio il prodotto autoctono e solo una piccola percentuale cede a “terzi” le olive raccolte, per la loro lavorazione. Dunque il comparto rientra nella tipologia dei cosiddetti prodotti a chilometri zero, che sono sinonimo di garanzia e genuinità. Del resto la tradizione olivicola affonda la sue radici nel tempo, tant’è che molte cittadine della provincia, soprattutto quelle della zona sud, devono il loro toponimo proprio al nettare giallo, che è un elemento fondamentale pure della dieta mediterranea. Per comprendere come l’olivicoltura, più che una pratica agricola ed economica, sia parte integrante di una cultura ed elemento caratterizzante di un intero territorio, basta ricordare come la produzione di olive e di olio extravergine sia pari ad oltre l’80 per cento di quella dell’intera regione. E, in campo nazionale, solo Puglia e Calabria precedono la Campania. Due sono le aree geografiche che hanno ottenuto il riconoscimento di prodotto Dop: “Cilento” e “Colline salernitane”. L’olivicoltura del Dop Cilento interessa complessivamente oltre 18 mila ettari, pari al 30 per cento del totale regionale e quasi al 50 per cento della sola provincia di Salerno.

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